
Qual
è (o può essere) il ruolo della Massoneria all’interno del nostro
panorama sociale? E’ questo il tema che si affronterà domenica 1
dicembre 2013 in un’agape bianca (il termine, mutuato dalla nomenclatura
ecclesiastica, indica specificamente un simposio massonico aperto anche
ai profani, vale a dire ai non appartenenti) organizzata da Mariano
Iodice, Maestro Venerabile della loggia “Might and Freedom” e iniziato
al percorso massonico il 18 aprile 1986 in Sicilia. L’appuntamento, che
si svolgerà presso la sala convegni del ristorante Eclipse di
Montecorvino Rovella, inizierà alle ore 11 proseguendo in convegno fino
alle 13, dopodiché si entrerà nello spirito più puro dell’agape (il
senso massonico del termine è appunto questo) con un banchetto rituale e
simbolico – completato da un pranzo vero e proprio –, proseguendo e
concludendo infine con un ulteriore momento di approfondimento sul tema
conduttore dell’evento, che è appunto quello sopra enunciato, il tutto
in memoria del Fratello Aurelio Giordano, da poco scomparso.
Si
sottolinea la partecipazione aperta a tutti perché è nello spirito di
questa loggia, come di altre presenti nel panorama nazionale e
internazionale, cercare di fare chiarezza sulla natura stessa della
Massoneria che da tempo è avvolta non più da un velo di rispettosa,
sacra laicità quanto piuttosto da una patina superficiale di
disinformato pressapochismo che la relega, a seconda dei casi, a
manovratrice occulta, setta esoterica dalle sfumature anacronistiche, e
infine a lobby plutocratica imperniata sui rapporti mafia-politica.
Facciamo chiarezza, dunque, e facciamola in toto,
con una doverosa apertura intellettuale ma anche altrettanta onestà. La
Massoneria (o meglio, un qualcosa ibrido della stessa) è stata ed è
anche ognuna di queste definizioni. Ma il rapporto che equilibra le due
realtà accomunate da uno stesso nome (forse nel caso più infelice
varrebbe la pena di dire “nomenclatura”) è lo stesso che intercorre tra
il principio stesso di servizio sanitario e la malasanità: la verità dei
fatti è un miscuglio nietzschiano di
uomini e volontà di potenza alla quale spesso i più deboli (che quasi
sempre coincidono con i più onesti) soccombono sopraffatti da un
desiderio di potere che non è più quello moderno (nel senso storico del
termine) che ha creato nazioni e ideologie, quanto piuttosto un
desiderio tutto nostro e contemporaneo, famelico, senza dignità,
mediocre, tanto degradante quanto dilagante. Dunque è necessario
imparare a distinguere cosa è veramente cosa, andando ad approdare nei
lidi più profondi della natura delle cose e attraverso le coltri della
storia.
Cosa
sia la Massoneria è davvero difficile spiegarlo nella sua interezza e a
tentare di farlo si commetterebbe sicuramente l’errore della parzialità
dell’informazione, dato che per sua natura essa rimane una struttura
che vive in maniera privata, iniziatica e reclusa alla massa. Questa sua
caratteristica, vista attraverso le lenti del nostro tempo, le è valsa
un’etichettatura “antidemocratica”, ma conviene scomodare i meandri
storici per arrivare a capire che la non divulgazione di tecniche e
conoscenze è soprattutto il retaggio di una necessità di conservare
determinate branche del sapere e tramandarle non tanto a chi era degno
di fede quanto degno di cultura. Seppure infatti la costruzione
architettonica della Massoneria affonda buona parte delle sue fondazioni
nel culto della sacralità, è pur vero che gran parte della sua missione
di perpetuità ha uno scopo del tutto laico, quasi illuminista. Lo prova
infatti la terminologia che da secoli ormai distingue gradi, oggetti e
simboli: il Grande Architetto, l’Apprendista Muratore, il Maestro, la
squadra, il compasso, le colonne, etc, sono solo alcuni di tanti esempi
che si potrebbero fare in merito. Per precisione e correttezza c’è da
dire che tutta questa terminologia, e la conseguente ritualità, con il
passare del tempo e delle correnti filosofiche, storiche e nazionali che
hanno attraversato le varie logge, vivono ormai una sorta di dialogo
tra religione e laicità (ma questa è una conseguenza inevitabile
dell’incessante progredire della storia, ed esempio come il Demiurgo
platonico o il motore immobile aristotelico che si tramutano nel Dio
cattolico medievale e poi nuovamente nell’Assoluto hegeliano nella sua
natura più trascendente). Ciò che ci importa sapere è che alla base di
ogni sfumatura di pensiero c’è il bisogno del tutto pratico e materiale
che avevano gli uomini di cultura nel conservare determinate conoscenze
tecniche al fine di conservare l’umanità stessa: l’impianto e il senso
più antico e profondo della Massoneria nasce quando durante il medioevo,
in un periodo che per tutta una serie di motivi aveva dimenticato tanto
dello scibile umano finora raggiunto dalla classicità, gli architetti
(capaci di leggere e far di conto) si erano ritrovati a essere –
scientemente e non – una classe privilegiata per il solo fondamentale
motivo che riuscivano a concepire edifici. Erano le persone in grado di
poter mettere un tetto sulla testa dei re. Erano privilegiati, e quindi
si venne così a creare il binomio “uomo di sapere/uomo di potere” e il
loro tipo di potere, che non era fatto da possedimenti di terra o
uomini, doveva restare elitario e tramandato soltanto agli “addetti al
mestiere”, vale a dire a coloro che erano in grado di percepire
l’essenza più pura – e forse rivoluzionaria – della cultura. Capire la
storia della Massoneria è capire la lezione impartitaci dai “Rois
thaumaturges” di Marc Bloch, forse lo storico più importante del
Novecento e che ha dato vita alla concezione più innovativa e completa
della storiografia contemporanea. Con questo trattato, Bloch postula
l’esistenza di una storia più profonda e segreta, indagata par les dedans;
una storia che cela il suo significato più intimo attraverso le
leggende, il mito, la tradizione orale, le testimonianze impalpabili. I
re taumaturghi (cioè quelli in grado di guarire il popolo attraverso il
tocco – pratica fondante del concetto di regalità medievale) si
ritrovano a essere non più una credenza popolare da leggere con occhi
deridenti e che gli storici di un tempo avrebbero scartato in quanto faux nouvelle, ma l’essenza più pura di tutto un periodo storico e del suo modo di strutturare il pensiero.
Da
questo nucleo centrale degli architetti/saggi si diramano poi infiniti
percorsi dai quali nascono una o più logge. E a seconda dei casi, del
tempo e dello spazio storico, ogni loggia avrà una propria formulazione
di principi, di regole, di riti. Soprattutto, di identificativi. Perché
ogni loggia massonica è fortemente caratterizzata da propri indirizzi e
caratteristiche, quasi come se volesse distinguersi e munirsi di una
personalità unica, forte e determinata. Da qui nasce quell’esigenza di
rigore e segretezza non tanto per separarsi dal mondo quanto piuttosto
per evitare di svendersi e confondersi nella massificazione, cosa che è
capitata più volte ed è esattamente ciò che è successo negli ultimi
decenni al Grande Oriente d’Italia (la più antica e numerosa loggia
massonica italiana), tanto che da una sua costola è andata creandosi la
Gran Loggia Regolare d’Italia, l’unica della nostra nazione a essere
riconosciuta dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra (che in una maniera
generica possiamo considerare la loggia “madre” e ufficiale della
Massoneria nel senso più “accademico” del termine).
Le
logge dei nostri giorni sono molteplici, affratellate tra loro anche se
distinte. Ma oggi la questione non è più tanto sui principî
quanto sull’esigenza o meno di dare un volto nuovo alla Massoneria
distogliendosi, seppure con dei limiti, da quello spazio di segregazione
dal pubblico che tanto ha prodotto l’alone di mistero e illegalità
costringendo, soprattutto noi italiani reduci dalla P2, ad accostarla
all’illecito e al criminoso delle sette segrete o delle lobby
atlantiche. L’evento del 1 dicembre di cui sopra è appunto un segnale di
apertura, innanzitutto alle varie logge che si uniranno all’agape
(principalmente del sud Italia, ma anche Lombardia, e in particolare
della Serbia) ma anche a soprattutto al pubblico e chiunque sia
interessato.
E’
un’occasione, questa, per osservare, attraverso uno spiraglio
appositamente posto dall’interno, un fenomeno controverso e sul quale
non si smetterà mai di scrivere inchiostro, soprattutto a un livello
qualunquistico. Ciò che per i massoni è identificato come “profano”,
dall’altro punto di vista (da quella che si potrebbe ugualmente definire
un’obbedienza civile, giuridica e religiosa, e cioè lo Stato) si chiama
“cittadino” e in lui dovrebbe essere innato moralmente il dovere di
denunciare le storture sociali che gli crescono intorno. E quindi,
approfittare di un tale momento di esposizione al pubblico da parte di
una loggia, è anche un modo per constatare di persona la veridicità di
certe affermazioni e di certe intenzioni. Ciò che importa è farsi carico
di una tale responsabilità avendo cura di non osservare le cose con i
paraocchi di una cattiva e incompleta informazione. E chissà che il
gesto simbolico di togliere la benda dagli occhi dell’aspirante massone
che sta per essere affratellato non possa tornare utile anche ai
profani.
