Pozzuoli, piccola perla amata dagli imperatori romani. Quanta Storia si è
consumata tra le sue vie. Qui Augusto fece erigere un Capitolium (il
tempio principale di una città) che è uno dei pochi al mondo a essere
costituito interamente di marmo, e non solo rivestito di tale materiale.
Nel 1636 il vescovo Martín de León y Cárdenas fece abbattere una parte
del tempio e lo trasformò in una chiesa cristiana. Oggi, anche a seguito
di un incendio, uno dei restauri più egregiamente eseguiti ha
restituito intatta la bellezza del tempio, e ha conservato l'abside
cristiano, per cui oggi l'edificio appare con un doppio volto,
rendendolo unico nel suo genere. Sempre a Pozzuoli, nel 305 d. C. San
Gennaro venne ucciso nel grande anfiteatro della città. Il suo centro
storico, il Rione Terra, è stato da poco aperto al pubblico.
Samuel Taylor Coleridge - THE RIME OF ANCIENT MARINER
mercoledì 25 marzo 2015
sabato 14 marzo 2015
Recensioni letterarie - "Satyricon" di Petronio Arbitro
Intramontabile capolavoro massimo. Perfetta orchestrazione di generi:
c'è la poesia dell'epos a braccetto con la prosa dei primi moduli
narrativi di tutta la storia della letteratura. Vividissimo ritratto di
Roma e delle persone che l'abitavano, nessuno scavo archeologico potrà
mai dirci di più in merito. La Storia sminuzzata in storia, attraverso i
vicoli dei bordelli, o in ginocchio davanti agli altari della suburra, a
cavallo delle onde di un mare rigonfio dell'ira di Poseidone e
-impossibile non citarla- a cena di uno dei personaggi più emblematici
non solo di una Roma che difficilmente si rinviene nelle epigrafi sacre
dei santuari, ma di un modo di fare (e di essere) che attraversa
trasversalmente popoli e tempi; stiamo parlando di Trimalcione,
ovviamente. L'arricchito, tracotante Trimalcione che si vanta del suo
essere ignorante, ergendosi a paladino del cattivo gusto. E lì,
l'autore, arbitro di eleganza, ci fa capire che la degenerazione
estetica diviene più che mai degenerazione morale, ed a sua volta
quest'ultima preclude l'abbrutimento di ogni dignità. E' satira, questa.
Ma satira così non se ne scriverà mai più in nessuna altra lingua, in
nessun altro dove, in nessun altro quando. E soprattutto nessuno
eguaglierà un linguaggio tanto accanito e pungente quanto equilibrato
perfettamente da una classe e una eleganza senza pari. Caposaldo della
letteratura mondiale.
martedì 3 marzo 2015
Cimitero delle Fontanelle
Un
luogo unico, per storia e caratteristiche. Il tema antico della morte e
del "memento mori" affrontato nei modi di una Napoli che fu: una città
inventiva, sagace, umana, boccaccesca. Capace di dialogare con un tema
del genere in modo ironico ma allo stesso tempo carico di rispetto. In
questo luogo ancora oggi alcune persone (sempre meno, per la verità)
"adottano" una "capuzzella" - cioè un teschio - e la curano come se
fosse una persona di famiglia. Una persona non morta ma viva, per cui
vengono offerte loro sigarette, biglietti della metropolitana, spiccioli
(retaggio dell'antico "obolon" che si dava a Caronte per pagarlo del
tragitto verso l'aldilà). E d'improvviso il grigiore delle pareti e
delle ossa esplode di colori come un carnevale: statuine, rosari, icone,
fiori, penne, soprammobili. E' questo il Sud del Sud dei santi, quello
che balla la pizzica con la Grecia e i suoi miti, e che ha commerciato
con i Saraceni prima ancora che nascesse il concetto di Oriente. Un
luogo che fa pensare, che racchiude in uno sguardo tutta la lirica dei
"sepolcri" di Foscolo e la poetica del teschio di Yorick nel quinto atto
dell' "Amleto". Il tutto visto e vissuto con l'umanità carnale di una
città che fu nobile e pezzente allo stesso tempo, antica e saggia come
stracciona e scapestrata. Città adolescente anche con mille anni
addosso, intessuta di culti più che di religione. Vibrante di sospiri,
moti di rabbia, silenzi e sciabordio di risacca. E che oggi è un po'
come questo cimitero: tutta suggestione.
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