Samuel Taylor Coleridge - THE RIME OF ANCIENT MARINER

mercoledì 5 settembre 2012

Borgo antico: Storia di un evento




Mercoledì 8 agosto e giovedì 9 la frazione San Martino di Montecorvino Rovella ha ospitato l’evento “Borgo antico” al suo debutto di quest’anno.
Il progetto è nato per ridare valore e visibilità alla zona più antica della frazione, un lungo percorso rettilineo parallelo alla statale che presenta scorci suggestivi e architetture storiche, nascoste in maniera quasi pudica dal normale viavai di macchine che attraversano la zona. Ciò che si era proposto di fare con questa manifestazione è stato principalmente rivalutare la zona ma soprattutto creare un piccolo museo domestico a cielo aperto. E dunque sono stati aperti i portoni dei palazzi ed in ognuno di essi hanno trovato posto i più svariati tipi di collezioni e memorabilia del nostro recente passato, come ad esempio la sartoria, l’uncinetto, la creazione di oggetti in vimini, la realizzazione di seggiole. Accanto a queste esposizioni, l’organizzazione ha accostato eventi e intrattenimenti dislocati in diverse zone del percorso, talvolta in contemporanea, talvolta ad orari differenti. Tra i vari, esibizioni di danza, gruppi musicali, la recita di una commedia e perfino una sfilata, alla quale hanno preso parte modelle e modelli di San Martino, che in un’interpretazione più leggera della cosa sta quasi a ricordarci che a volte la bellezza (sia essa estetica quanto etica) non serve cercarla altrove, ma spesso si trova nel nostro stesso paese. Menzione d’onore, personale ma suppongo collettiva, la presenza di un telescopio proveniente dall’osservatorio astronomico che, complice la buona posizione del posto e la chiarezza del cielo, ha permesso a più di una persona – tra adulti e bambini – di osservare e perdersi nell’esplorazione delle stelle, sotto la guida illuminante di un esperto che spiegava e rispondeva piacevolmente alle curiosità di grandi e piccoli. Così come non posso evitare di riportare la mia sorpresa (personalmente del tutto positiva) nonché quella di molti, suppongo, nel vedere sfilare un ragazzo in abito da sposa e ricevendo per questo l’applauso sentito e particolare del pubblico, quasi a dimostrazione del fatto che un borgo può essere antico ma non per questo vetusto e chiuso mentalmente (per ulteriori approfondimenti sull’argomento, si leggano gli interessanti articoli alle pagg. 9 e 16).
Da non sottovalutare inoltre l’importanza e l’utilità della vetrina espositiva che l’evento in sé ha rappresentato, dato che ha felicemente ospitato associazioni e realtà locali come il Laboratorio Creattivo, il gruppo Found 404 e Sniffroom, il nascente social network “emotivo” presentato nel corso del Giffoni film festival. E accanto a loro, non sono mancati gli stand di prodotti gastronomici locali, così come non è mancata la promozione culturale dell’arte e artigianato. Disdicevole, invece, la mancanza (soprattutto di serietà) da parte di chi avrebbe dovuto tenere uno spettacolo ma che invece ha disdetto la sua partecipazione poche ore prima dell’inizio. Può capitare, si sa, ma è pur sempre brutto venire meno ad un impegno del genere con così poco preavviso.
Ero in questo evento vestendo anche i panni del giornalista in previsione dell’articolo che sto scrivendo adesso e andavo su e giù per quel chilometro circa registrando mentalmente cose, persone e dettagli. Poi, d’un tratto è successo un qualcosa che mi ha colpito molto. Con i miei amici, passavo davanti ad una tavola rusticamente imbandita, che non aveva uno scopo preciso: era il desco di una famiglia che abitava in uno dei palazzi e che si era spontaneamente offerta alle persone. Uno degli avventori di questa tavola ha detto testuali parole: “ragazzi, volete un po’ di vino? Non si paga, ve lo offriamo noi”.
Ecco, so che è facile spendere parole di stima davanti a qualcuno che vi porge del vino (e colgo l’occasione per ringraziare ancora il gentile gruppetto), ma è pur vero che di per sé ho apprezzato non solo il gesto, ma lo spirito stesso con cui veniva porto. Perché questo mi ha illuminato sul vero motivo che ha dato forza a questa manifestazione: la spontaneità e la partecipazione umana degli abitanti stessi della zona. In particolare, sottolineo la natura genuina della cosa. Non lo facevano dietro impegno preso, ma per dare  il loro contributo, per esternare l’aderenza a questo progetto di rivalutazione culturale e storica. E non a caso ci sovvengano in mente le parole di De Gregori che canta “… e poi la gente, perché è la gente che fa la Storia…”. E per “gente” si intenda il popolo, le persone di tutti i giorni, gli impiegati che timbrano il cartello e il contadino che si alza presto la mattina. E soprattutto, la voce alle spalle che ti offre il bicchiere di vino.
Ancora una volta, dunque, la vera storia di cosa siano state queste due giornate l’ha fatta la gente, con la loro cordialità, con l’ospitalità, con quella sana gentilezza delle persone attive e di buon cuore. Bastava chiedere, e loro parlavano, spiegavano, indicavano, sorridevano.
E’ mia opinione, ricavata soprattutto dai molti discorsi che ho fatto con gli abitanti della zona, che San Martino sia senza ombra dubbio un luogo da rivalutare e chiedo a chi di dovere di farlo soprattutto in virtù della necessaria conservazione e promozione del patrimonio culturale giuridicamente sancita, perché questa frazione si è rivelata davvero affascinante e interessante (e qui a parlare non è più il me giornalista, ma il me dottore in beni culturali). A maggior ragione, San Martino va recuperata e promossa in quanto si avverte che le persone stesse che la vivono sono desiderose di farlo. E dunque va sfruttato il loro entusiasmo (soprattutto quello giovanile) perché è genuino e benefico. Tuttavia è pur vero che fin quando verranno a mancare eventi del genere, anche per mancanza di un adeguato sostegno politico ed economico, non sarà possibile auspicarne il recupero perché laddove c’è voglia di fare è ugualmente facile trovare mancanza di iniziativa, spesso dovuta al continuo abbandono a se stessi.
Io credo che questi due giorni abbiano dimostrato molti teoremi, sia positivi che negativi. I primi hanno avuto riscontro nella partecipazione del pubblico e delle varie associazioni di Montecorvino che si sono confrontate innanzitutto con le persone e poi anche tra di loro. I secondi invece, erano costituti da chi non credeva utile – né possibile – che potesse avvenire tale confronto.
Ma ripensandoci, è bello che ci sia stata la possibilità di contraddire questi ultimi, dimostrando che la collaborazione e comunicazione tra le varie forze culturali presenti nel paese non solo è fattibile, ma addirittura desiderabile. Si ringrazia dunque chi non ha creduto nel progetto perché ha offerto – e offrirà – la forza di migliorarlo, dato che non c’è niente di “utopico” nel dialogo tra piccole ma importanti realtà locali.
Un ultimo ringraziamento, che qui pongo in una maniera strettamente personale, vada a quel Napoleone alto 1,85 (a differenza dell’originale) del cui amore e impegno per questo evento sono testimone, così come ho potuto constatare i suoi continui giri avanti e indietro per il borgo proprio come un generale che controlla le sue truppe, ascoltando ed elargendo consigli, registrando le pecche e apprezzando fino in fondo gli sforzi degli altri. Un Napoleone il cui spirito e forza d’animo gli impediranno – credo e spero – di conoscere una Waterloo. 

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