Non ci vuole molto a capirlo. E non serve stare lì a fare
tante chiacchiere. E’ dai tempi di Pinelli che si sa che la polizia ha
l’omicidio facile e soprattutto coperto (stronzi voi se per tutto questo tempo
avete girato la faccia dall’altra parte e ora cascate dalle nuvole): non serve
neanche scomodare il G8 o Aldrovandi per ricordarlo.
Ma il punto è che tragedie articolate di questo tipo quale
quella avvenuta a Traiano il 5 settembre scoppiano perché una serie di
condizioni escono pericolosamente fuori dagli schemi e di conseguenza sono
generate da queste. Il massimo che si può fare dopo è stabilire con esattezza
la quantità di colpe che entrambi le parti in causa hanno, perché è indubbio
che le hanno tutti in maniera quasi uguale tra di loro. Quello che invece è
auspicabile non fare in questa Italietta da quattro soldi è scadere nei
patetismi da “c’è scappato o’ muort” (il caso più o meno analogo di Ciro
Esposito dovrebbe già averci illuminato in merito), nonché indulgere in inutili
e dannose generalizzazioni, anche perché l’altra grande notizia del giorno
riguarda gli stipendi a rischio delle forze di polizia, ricordando che molti di
loro i soldi per far camminare le pattuglie (che non sempre stanno lì a
investire ragazzi sul motorino) ce li mettono loro in benzina, però siccome è
un’informazione che non fa leva sul pressapochismo populista italiota, nessuno
se ne frega.
Quindi mi spiace, ma i poliziotti che mi stanno sulle palle
sono quelli che pestano a morte gli innocenti durante gli interrogatori di
polizia o che caricano manifestanti disarmati, non quelli che fanno partire –
volontariamente o no – colpi di pistola su persone che si mettono in condizione
di ricevere “incidenti” del genere, perché automaticamente essi rientrano in
uno scenario fatto di caos, assolutamente privo di controllo, pirico, senza
senso e imprevedibile.
E pensare che tutto ciò si sarebbe potuto evitare se solo a Napoli (così come in qualsiasi altra città d'Italia) ci fosse maggiore attenzione alla legalità, se solo diventasse chiaro per tutti sapere che bisogna andare in giro con casco, con assicurazione, con tutte le regole rispettate, se non per amore di se stessi e degli altri, quantomeno per non avere la rottura di scatole di essere fermati dai vigili, da questi adesso tanto vituperati "sbirri infami". Se solo prima di scagliarci contro quello o quell'altro capissimo che questa tragedia è semplicemente il frutto di tensioni costanti che intercorrono tra la difficile realtà di tanti giovani (ma non solo) napoletani e il mestiere mezzo difficile e mezzo sporco che le forze dell'ordine sono in qualche modo costrette a fare, in un eterno gioco di "guardie e ladri" che ormai ha perso ogni sfumatura dolceamara che Totò nell'omonimo film seppe raccontare così bene, e resta una sfida continua, una provocazione ininterrotta priva di regole. Dovremo quindi aspettare tutti i dati e i risultati delle
indagini (sperando non siano falsate o manipolate – cosa probabile) per poter
stabilire in quale misura si distribuisce la colpa. Per ora abbiamo due
versioni differenti, e le notizie in merito sono i soliti chiacchiericci da
parrucchiera pettegola che la stampa sensazionalistica usa per creare il caso
sociale. Ma nel frattempo, sappiate che:
voi che incitate gratuitamente all’odio verso polizia e
carabinieri
voi che siete pronti al pietismo patetico verso quella che è
l’ennesima, gustosa, tragedia famigliare in sugo meridionale
voi che non avete mai visto il documentario “sirene Scampia”
voi che allora di Carlo Giuliani non ve ne è fregato un
cazzo perché in fondo era un “comunista” e quindi troppo rosso per il vostro
perbenismo medioborghesuccio bianco sporco
voi che credete che Napoli e il suo hinterland siano meno
drammatici di quanto si racconti
voi che vi divertite a fare gli idioti con gli “staì senza
p’nsieri” e i “biv” di “Gomorra, la serie” senza notare però lo strettissimo
rapporto (sapientemente raccontato nel programma) che intercorre tra i
ragazzini e la criminalità organizzata che furbamente sfrutta per proprio
tornaconto
voi che siete parvenu dell’informazione,
incapaci di giudicare senza scadere nell’eccesso, nella pena di morte, nella
generalizzazione
voi che odiate la polizia dal grilletto facile, ma che se vi
capitasse una pistola fra le mani un bel servizio “a chi sapete voi” lo fareste
voi che all’epoca per qualche motivo non avete firmato la
petizione che impone il codice identificativo sull’elmetto della polizia (e che
io invece ho firmato)
voi che smadonnate quando i vigili vi beccano senza cintura
o parlate al cellulare mentre guidate
voi che avete invocato le forze dell’ordine quando un pirata
della strada vi ha investito, quando un automobilista senza assicurazione vi ha
urtato con la macchina, quando il ragazzino che doveva andare a cento all’ora
per incontrare l’anima sua vi ha fatto saltare lo specchietto della macchina
sfiorandovi con il motorino
voi che siete delle fottute bandieruole che garriscono
laddove i media vogliono che voi andiate
voi che adesso scrivete sui social network che “dovete
andare in giro col giubbotto antiproiettile”
ebbene sappiate che voi siete degli immensi, pantagruelici,
spropositati coglioni.