Samuel Taylor Coleridge - THE RIME OF ANCIENT MARINER

giovedì 25 settembre 2014

Επανάσταση

Si dovrebbe conoscerne la storia fino in fondo e verificare se sia tutto vero, e non solo una facile leggenda nata per giustificare un comune ladro.

Però, se davvero è così come si racconta, ebbene sappiate che lui è la vera anarchia, lui è la vera rivoluzione proletaria, lui è la voglia di cambiare lo stato di cose.
 

In poche parole, lui è il tizio che in questa vita ha vinto.

venerdì 19 settembre 2014

15 OTTOBRE 1923 - 19 SETTEMBRE 1985

Fin quando vivrò, ci sarà un nome in particolare – incrollabile – al quale assocerò per sempre la letteratura, il libro, la lettura, le pagine e ogni singolo aspetto di quel mondo fatto di carta e inchiostro.
Perché quattro dei suoi libri più famosi (tre dei quali in un’edizione più o meno recente sono stati chiamati “I nostri antenati”) sono stati gli amici che mi hanno fatto compagnia nell’estate in cui passavo dalle elementari alle medie, funestata – ricordo – da una brutta febbre curata con non poche medicine. Sono stati quegli amici che mi hanno definitivamente schiuso l’immaginazione, e soprattutto sono stati i primi a farmi capire che dietro ogni libro c’è un autore e che quindi quando noi leggiamo – per esempio – di Renzo e Lucia, non stiamo leggendo “I promessi sposi” ma stiamo leggendo Alessandro Manzoni.
E così capii che dietro quel barone che a un certo punto ha deciso di rinunciare letteralmente alla terra e vivere la sua vita di ramo in ramo libero come un uccello, dietro quel visconte tagliato a metà da una palla di cannone – rabbioso nella sua incompletezza e fiabesco nella sua dicotomia psicologica –, dietro quell’armatura candida e lucente che si muove senza corpo ma solo dalla volontà e l’amore per il suo re, dietro tutti questi personaggi c’era un solo nome e quel nome è lo stesso che ancora oggi consiglio senza la minima ombra di dubbio a tutte quelle madri che mi chiedono “cosa devo far leggere a mio figlio?”.
E io dico, da venti anni a questa parte, sempre quel nome: Italo Calvino.


sabato 13 settembre 2014

"Tutte le estati del mondo"

ON LINE IL NUOVO NUMERO DEL CITTADINONEWS
 
L’estate sembra singhiozzare verso una fine. Assieme a vacanze e sagre, ci ha portato lo spettro di un’ebola che ancora ci allarma. Abbiamo cantato al ritmo di canzoni nei lidi e abbiamo urlato contro le ondate di immigrazione, e nei momenti liberi ci tiravamo secchiate d’acqua in testa. Abbiamo pianto per la morte dell’unico dottore e dell’unico professore che avremmo veramente voluto avere nella nostra vita, e poco importa se in realtà era solo un attore: aveva meritato lo stesso il nostro affetto.
Adesso stiamo rivolgendo uno sguardo preoccupato verso l’Oriente, perché l’Oriente ci fa terrore, e per scrollarcelo di dosso non rinunciamo a tingerci i capelli di rosa e mangiare coccinelle, perché in fondo le mode dei social network ci confortano e non ci fanno pensare ad altro.
Questa è la nostra estate, ma nel mondo ci sono tante altre estati. Noi ve ne abbiamo raccontato di striscio qualcuna che abbiamo avuto accanto, ma abbiamo anche provato a guardare al di là di musica e cinema, a est di quel “mare nostrum” (che non è solo il nome di un’operazione militare e umanitaria), in quella striscia di terra che tanto fa gola a tanti, dove le bombe fioccano come neve, dove si piangono lacrime come pioggia, dove la terra è morta e fredda come campi d’inverno. E sembra strano, ma anche lì è estate.

Buona lettura
 
 
 

domenica 7 settembre 2014

Brutte storie. E idioti che le peggiorano.



Non ci vuole molto a capirlo. E non serve stare lì a fare tante chiacchiere. E’ dai tempi di Pinelli che si sa che la polizia ha l’omicidio facile e soprattutto coperto (stronzi voi se per tutto questo tempo avete girato la faccia dall’altra parte e ora cascate dalle nuvole): non serve neanche scomodare il G8 o Aldrovandi per ricordarlo.

Ma il punto è che tragedie articolate di questo tipo quale quella avvenuta a Traiano il 5 settembre scoppiano perché una serie di condizioni escono pericolosamente fuori dagli schemi e di conseguenza sono generate da queste. Il massimo che si può fare dopo è stabilire con esattezza la quantità di colpe che entrambi le parti in causa hanno, perché è indubbio che le hanno tutti in maniera quasi uguale tra di loro. Quello che invece è auspicabile non fare in questa Italietta da quattro soldi è scadere nei patetismi da “c’è scappato o’ muort” (il caso più o meno analogo di Ciro Esposito dovrebbe già averci illuminato in merito), nonché indulgere in inutili e dannose generalizzazioni, anche perché l’altra grande notizia del giorno riguarda gli stipendi a rischio delle forze di polizia, ricordando che molti di loro i soldi per far camminare le pattuglie (che non sempre stanno lì a investire ragazzi sul motorino) ce li mettono loro in benzina, però siccome è un’informazione che non fa leva sul pressapochismo populista italiota, nessuno se ne frega.

Quindi mi spiace, ma i poliziotti che mi stanno sulle palle sono quelli che pestano a morte gli innocenti durante gli interrogatori di polizia o che caricano manifestanti disarmati, non quelli che fanno partire – volontariamente o no – colpi di pistola su persone che si mettono in condizione di ricevere “incidenti” del genere, perché automaticamente essi rientrano in uno scenario fatto di caos, assolutamente privo di controllo, pirico, senza senso e imprevedibile.

E pensare che tutto ciò si sarebbe potuto evitare se solo a Napoli (così come in qualsiasi altra città d'Italia) ci fosse maggiore attenzione alla legalità, se solo diventasse chiaro per tutti sapere che bisogna andare in giro con casco, con assicurazione, con tutte le regole rispettate, se non per amore di se stessi e degli altri, quantomeno per non avere la rottura di scatole di essere fermati dai vigili, da questi adesso tanto vituperati "sbirri infami". Se solo prima di scagliarci contro quello o quell'altro capissimo che questa tragedia è semplicemente il frutto di tensioni costanti che intercorrono tra la difficile realtà di tanti giovani (ma non solo) napoletani e il mestiere mezzo difficile e mezzo sporco che le forze dell'ordine sono in qualche modo costrette a fare, in un eterno gioco di "guardie e ladri" che ormai ha perso ogni sfumatura dolceamara che Totò nell'omonimo film seppe raccontare così bene, e resta una sfida continua, una provocazione ininterrotta priva di regole. Dovremo quindi aspettare tutti i dati e i risultati delle indagini (sperando non siano falsate o manipolate – cosa probabile) per poter stabilire in quale misura si distribuisce la colpa. Per ora abbiamo due versioni differenti, e le notizie in merito sono i soliti chiacchiericci da parrucchiera pettegola che la stampa sensazionalistica usa per creare il caso sociale. Ma nel frattempo, sappiate che:



voi che incitate gratuitamente all’odio verso polizia e carabinieri


voi che siete pronti al pietismo patetico verso quella che è l’ennesima, gustosa, tragedia famigliare in sugo meridionale


voi che non avete mai visto il documentario “sirene Scampia”


voi che allora di Carlo Giuliani non ve ne è fregato un cazzo perché in fondo era un “comunista” e quindi troppo rosso per il vostro perbenismo medioborghesuccio bianco sporco


voi che credete che Napoli e il suo hinterland siano meno drammatici di quanto si racconti


voi che vi divertite a fare gli idioti con gli “staì senza p’nsieri” e i “biv” di “Gomorra, la serie” senza notare però lo strettissimo rapporto (sapientemente raccontato nel programma) che intercorre tra i ragazzini e la criminalità organizzata che furbamente sfrutta per proprio tornaconto


voi che siete parvenu dell’informazione, incapaci di giudicare senza scadere nell’eccesso, nella pena di morte, nella generalizzazione


voi che odiate la polizia dal grilletto facile, ma che se vi capitasse una pistola fra le mani un bel servizio “a chi sapete voi” lo fareste


voi che all’epoca per qualche motivo non avete firmato la petizione che impone il codice identificativo sull’elmetto della polizia (e che io invece ho firmato)


voi che smadonnate quando i vigili vi beccano senza cintura o parlate al cellulare mentre guidate


voi che avete invocato le forze dell’ordine quando un pirata della strada vi ha investito, quando un automobilista senza assicurazione vi ha urtato con la macchina, quando il ragazzino che doveva andare a cento all’ora per incontrare l’anima sua vi ha fatto saltare lo specchietto della macchina sfiorandovi con il motorino


voi che siete delle fottute bandieruole che garriscono laddove i media vogliono che voi andiate

voi che adesso scrivete sui social network che “dovete andare in giro col giubbotto antiproiettile”






ebbene sappiate che voi siete degli immensi, pantagruelici, spropositati coglioni.