Samuel Taylor Coleridge - THE RIME OF ANCIENT MARINER

venerdì 25 aprile 2014

E ricordo che me l'hanno detto alle elementari

25 APRILE 1945

In Italia finisce l'occupazione nazifascista, arresasi dopo una serie di insurrezioni partigiane da parte della "Resistenza", una coalizione di comunisti, socialisti, anarchici, liberali, moderati, repubblicani e monarchici
unitisi per un comune bisogno di libertà. Per questo oggi questo giorno è ricordato come "Festa della Liberazione".

Dimenticare la Storia, rivederla, cambiarla, strumentalizzarla, nasconderla è il grande vizio dell'uomo e degli Italiani in particolare. Anche in virtù di questo rischio, nel 20 giugno 1952 venne promulgata la legge n. 645 (detta "legge Scelba") che all'articolo 4. sancisce il reato commesso da chiunque "fa propaganda per la costituzione di un'associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e preseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista" oppure da chiunque "esalti pubblicamente esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche".

Questo dice la Storia, questo dicono le nostre leggi.

"Qui ad Atene noi facciamo così" (Tucidide, Encomio di Pericle)



 

martedì 22 aprile 2014

Please, share

Black Sabbath contest. Please, vote and support!



Viva l'arte! - tre mostre da non perdere






“Questo è un gioco per mantenere viva l’arte”. Iniziava così una delle tante eleganti idiozie che circolano su facebook di tanto in tanto. Questa qui pretendeva di aiutare l’arte postando un’opera sulle varie bacheche degli iscritti che a loro volta avrebbero dovuto continuare questa catena di S. Antonio divertente come un calcio in bocca.

Io propongo all’incirca la stessa cosa, però traslando tutto su un piano reale, in un mondo dove le persone la smettono di affettare saggezza copiando e incollando citazioni di autori che non conoscono neanche e, toltisi dallo schermo del computer, provano davvero a tenere viva l’arte (e il loro cervello) entrando in un museo e pagando il relativo biglietto. E’ per questo motivo che segnalo con grande piacere 3 mostre temporanee che l’Italia ha la fortuna di ospitare.

Innanzitutto partiamo dal concetto stesso di mostra temporanea: è un qualcosa che viene allestito solo per un lasso limitato di tempo e in genere ospitato da un museo stesso o da una galleria privata. Tutto ciò dovrebbe far capire subito che questo tipo di evento è eccezionale per due motivi: il primo, è che le varie opere sparse per il mondo vengono riunite appositamente per l’occasione (vuoi mettere quanto sia più comodo vedere i lavori di un artista riuniti in un solo contesto, piuttosto che pagare 5 viaggi diversi per poterlo fare?); il secondo è che la mostra in sé arriverà, stazionerà per un po’ e poi sparirà lasciando traccia solo nel ricordo mnemonico dei suoi visitatori o nella sua versione ufficializzata del catalogo. E’ dunque un evento irripetibile, come la caduta di una stella. Esattamente quello che il filosofo tedesco Walter Benjamin chiamava l’hic et nunc (“qui e ora”) dell’opera d’arte, vale a dire quella qualità di fruizione estetica unica data dall’irriproducibilità della patina qualitativa di un lavoro originale. Una sorta di aura sacrale che distingue la genuinità dell’opera da qualsiasi sua riproduzione, per quanto perfetta può essere.

La prima mostra che segnaliamo è attualmente in corso a Roma, ospitata al Vittoriano dal 18 febbraio fino all’8 giugno ed è dedicata a una serie di quadri (oltre 60) provenienti dal museo d’Orsay di Parigi. Simbolo e scrigno principale dei capolavori dell’Impressionismo francese, l’Orsay resta personalmente uno dei più bei musei che abbia mai visto in Europa e l’unico dettaglio che giocherà a sfavore di questa mostra sarà il fatto di non aver potuto ricostruire l’atmosfera perfetta che l’edificio francese stesso offre al suo visitatore (il museo è un’ex stazione ferroviaria del primo Novecento e conserva tutt’oggi il suo fascino risultando un contenitore ideale per le opere artisticamente rivoluzionare di quel periodo).

Frida Kahlo è invece la protagonista del secondo appuntamento, sempre a Roma e precisamente alle Scuderie del Quirinale. Inaugurata il 20 marzo, continuerà fino al 31 agosto e con le sue oltre 40 opere offre al grande pubblico la possibilità di approfondire e conoscere la produzione di una delle pittrici sicuramente più citate del secolo scorso. Consigliata la lettura di testi quali “Frida Kahlo” di Rauda Jamis (edizioni TEA) o meglio ancora “Il diario di Frida Kahlo”, scritto dall’artista stessa, edito da Feltrinelli ma tuttavia attualmente fuori catalogo. Nel caso, l’ottimo “Art Dossier” a lei dedicato andrebbe comunque bene, anche perché curato da Achille Bonito Oliva.

Bonito Oliva che ritroviamo in qualità di curatore dell’ultimo evento in questione. Napoli infatti, nel tentativo di rifarsi da anni e anni di assenza di una mostra di tali calibri, allestisce una mostra su Andy Warhol, la qual cosa ha un suo senso dato che quest’ultimo ha trascorso diverso tempo nella città partenopea (celeberrimo è il suo “Vesuvius”, che si trova nel museo di Capodimonte). L’evento, allestito al PAN (Palazzo della Arti di Napoli) con oltre 180 opere tra quadri e oggetti, durerà dal 18 aprile al 20 luglio e si avvale della collaborazione di Lucio Amelio, gallerista e amico di Warhol.

Con questo tris abbiamo dunque la possibilità di visitare Francia, Messico e America spostandoci di pochi km. Iniziano le belle giornate, scuse non ce ne sono: proviamo a tenere veramente viva l’arte.

giovedì 17 aprile 2014

Arrh 2

Altri pirati (altra voglia di disegnarli, più che altro). Questo è dedicato alla cara Alea, la quale aveva commentato l'altro post ("Arrh"), ma io, evidentemente in preda alle maledizioni di Santa Lucia, non l'ho visto per nulla.
Chiedo scusa, ma si sa, i pirati tendono a essere maleducati. Invoco il suo perdono.



mercoledì 16 aprile 2014

Recensioni letterarie - "Le rane" di Aristofane



  
 Brekekekex koax koax

E' questo il verso onomatopeico delle rane, che costituiscono il coro della commedia. Opera indiscutibilmente geniale: il feroce commediografo mette in scena quello che potrebbe essere un grandioso racconto epico, allestisce specchiate virtù morali e le scardina con la forza di una risata. Scomoda niente di meno che uno dei temi più cari all'epos, la "catabasi", cioè la discesa nell'Ade come discesa morale e conseguente necessaria purificazione. Porta in scena il dio del suo mestiere in persona, Dioniso. Convoca a nuova (possibile) vita gli osannati e mai dimenticati Eschilo e Euripide, e infine ci infila in mezzo equivoci, eroi che strepitano come donnicciole e figure mitiche diventate umane più che mai. E in tutto ciò, in questo marasma estetico e filosofico per il quale i Greci stessi pare abbiano ormai perso la ragione, le uniche vere protagoniste sono loro, le rane delle paludi degli inferi, che guardano perplesse il divo Dioniso e il servo Xantia disquisire sulle scorregge e su quanto esse divertano gli spettatori. Metateatro 2000 e passa anni prima di Pirandello e infinitamente superiore a qualsiasi (pessimo) comico di oggi che si appiglia al peto come ultimo tentativo di strappare una risata. Imparare, prego.

sabato 12 aprile 2014

Asini con code di paglia

Accidenti, questa volta l'ho fatta grossa. Che qualcuno mi dia asilo politico, un rifugio sicuro, una tana. Stavolta ho davvero esagerato: ho fatto arrabbiare Bobo Craxi.
Si, proprio lui. Bobo Craxi. Un personaggio che praticamente conosco solo sotto forma di disegno tratto dalle strisce di "Cuore" a firma Disegni & Caviglia, che lo rappresentavano come un bambinone muscoloso con in mano un palloncino. 
Tale immagine risale agli anni '90, e questo già la dice lunga. Ma andiamo avanti.
A volte, si sa, faccio un po' il monello e capita che prenda gusto nel dire cose non molto buone ai politici (et simila) cattivi e infatti ieri mi è capitato di scrivere questo tweet: 


L'avessi mai fatto! Avendo vilipeso in maniera così violenta l'onore altrui, mi becco l'ira funesta del craxìde Bobo che replica, piccato:


Stessa infausta sorte non capita solo a me, ma anche a un altro temerario che ha avuto l'ardire di fare uguali illazioni che riporto qui (ma di cui censuro i dati solo ed esclusivamente nel rispetto della sua privacy, ma al quale ovviamente va tutta la mia solidarietà):


Ebbene si, a quanto pare il Bobo è andato alla ricerca certosina di tali esecrandi tweet e ha provveduto a dare ai loro autori l'elegante e raffinato benservito con un adeguato mot d'esprit degno di un gentiluomo inglese di vecchio stampo. 

Facezie a parte, ho due cose da precisare. La prima, è che io (così come ha fatto e ha fatto notare il mio "collega" di cui sopra) non ho insultato nessuno, ma semplicemente mi sono limitato a riportare il vero, testimoniato dalle cronache dell'epoca (per chi volesse rinfrescarsi la memoria: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/05/18/craxi-sono-malato-per-ora-non.html ), dato che la storia (ormai divenuta Storia) ci racconta che Bettino Craxi ha scelto di andare ad Hammamet per curarsi. Vedere o meno la veridicità di questa decisione sta tutta nell'opinione personale di chi legge, io mi sono limitato a riferire un dato reale.
La seconda - decisamente più pignola - è che il sig. Bobo Craxi dovrebbe, tra le tante cose, anche imparare a scrivere (dato che pare essere "direttore politico" del giornale online "Socialist") perché "va a cagare" è grammaticalmente riferito a una terza persona: se nel caso si riferisce a Dell'Utri ci sta benissimo, ma se per caso volesse riferirsi a me devo segnalare - mio malgrado - l'asineria, dato che l'unica forma grammaticale alla quale potrebbe avvicinarsi sarebbe la seconda persona singolare del modo imperativo ma che tuttavia viene scritta con un apostrofo indicante il troncamento di "vai", e quindi avremo " va' ".

Si potrebbe obiettare dicendo che "va" senza apostrofo era in uso nel secolo scorso (e comunque sarebbe una forma ritenuta imperfetta e appunto destituita), ma come dicevo sopra, io sono monello e preferisco pensare che nel tentativo (disperato) di riscrivere la storia d'Italia durante gli anni della Prima Repubblica, il sig. Bobo Craxi abbia trascurato gli studi di grammatica. Capita, questo lo si può perdonare.
Altre cose, no.

martedì 1 aprile 2014

Rinfreschiamoci la memoria

Sono uno di quelli che critica aspramente De Magistris nonché tutto il centrosinistra sciacquo e molle di renziana impostazione, tuttavia è bello ricordare di tanto in tanto che l'ignoranza, l'idiozia, la criminalità e - in una parola - la merda ha sempre inevitabilmente ed esclusivamente un solo movimento politico e un solo volto.


Berlusconi e berlusconiani feccia dell'umanità.