“Questo è un
gioco per mantenere viva l’arte”. Iniziava così una delle tante eleganti
idiozie che circolano su facebook di tanto in tanto. Questa qui pretendeva di
aiutare l’arte postando un’opera sulle varie bacheche degli iscritti che a loro
volta avrebbero dovuto continuare questa catena di S. Antonio divertente come
un calcio in bocca.
Io propongo
all’incirca la stessa cosa, però traslando tutto su un piano reale, in un mondo
dove le persone la smettono di affettare saggezza copiando e incollando
citazioni di autori che non conoscono neanche e, toltisi dallo schermo del
computer, provano davvero a tenere viva l’arte (e il loro cervello) entrando in
un museo e pagando il relativo biglietto. E’ per questo motivo che segnalo con
grande piacere 3 mostre temporanee che l’Italia ha la fortuna di ospitare.
Innanzitutto
partiamo dal concetto stesso di mostra temporanea: è un qualcosa che viene
allestito solo per un lasso limitato di tempo e in genere ospitato da un museo
stesso o da una galleria privata. Tutto ciò dovrebbe far capire subito che
questo tipo di evento è eccezionale per due motivi: il primo, è che le varie
opere sparse per il mondo vengono riunite appositamente per l’occasione (vuoi
mettere quanto sia più comodo vedere i lavori di un artista riuniti in un solo
contesto, piuttosto che pagare 5 viaggi diversi per poterlo fare?); il secondo
è che la mostra in sé arriverà, stazionerà per un po’ e poi sparirà lasciando
traccia solo nel ricordo mnemonico dei suoi visitatori o nella sua versione
ufficializzata del catalogo. E’ dunque un evento irripetibile, come la caduta
di una stella. Esattamente quello che il filosofo tedesco Walter Benjamin
chiamava l’hic et nunc (“qui e ora”) dell’opera d’arte, vale a dire quella
qualità di fruizione estetica unica data dall’irriproducibilità della patina
qualitativa di un lavoro originale. Una sorta di aura sacrale che distingue la
genuinità dell’opera da qualsiasi sua riproduzione, per quanto perfetta può
essere.
La prima
mostra che segnaliamo è attualmente in corso a Roma, ospitata al Vittoriano dal
18 febbraio fino all’8 giugno ed è dedicata a una serie di quadri (oltre 60)
provenienti dal museo d’Orsay di Parigi. Simbolo e scrigno principale dei
capolavori dell’Impressionismo francese, l’Orsay resta personalmente uno dei
più bei musei che abbia mai visto in Europa e l’unico dettaglio che giocherà a sfavore
di questa mostra sarà il fatto di non aver potuto ricostruire l’atmosfera
perfetta che l’edificio francese stesso offre al suo visitatore (il museo è
un’ex stazione ferroviaria del primo Novecento e conserva tutt’oggi il suo
fascino risultando un contenitore ideale per le opere artisticamente
rivoluzionare di quel periodo).
Frida Kahlo è
invece la protagonista del secondo appuntamento, sempre a Roma e precisamente
alle Scuderie del Quirinale. Inaugurata il 20 marzo, continuerà fino al 31
agosto e con le sue oltre 40 opere offre al grande pubblico la possibilità di
approfondire e conoscere la produzione di una delle pittrici sicuramente più
citate del secolo scorso. Consigliata la lettura di testi quali “Frida Kahlo”
di Rauda Jamis (edizioni TEA) o meglio ancora “Il diario di Frida Kahlo”,
scritto dall’artista stessa, edito da Feltrinelli ma tuttavia attualmente fuori
catalogo. Nel caso, l’ottimo “Art Dossier” a lei dedicato andrebbe comunque
bene, anche perché curato da Achille Bonito Oliva.
Bonito Oliva
che ritroviamo in qualità di curatore dell’ultimo evento in questione. Napoli
infatti, nel tentativo di rifarsi da anni e anni di assenza di una mostra di
tali calibri, allestisce una mostra su Andy Warhol, la qual cosa ha un suo
senso dato che quest’ultimo ha trascorso diverso tempo nella città partenopea
(celeberrimo è il suo “Vesuvius”, che si trova nel museo di Capodimonte).
L’evento, allestito al PAN (Palazzo della Arti di Napoli) con oltre 180 opere
tra quadri e oggetti, durerà dal 18 aprile al 20 luglio e si avvale della
collaborazione di Lucio Amelio, gallerista e amico di Warhol.
Con questo
tris abbiamo dunque la possibilità di visitare Francia, Messico e America
spostandoci di pochi km. Iniziano le belle giornate, scuse non ce ne sono:
proviamo a tenere veramente viva l’arte.
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