In un
precedente articolo mi compiacevo del lavoro svolto da quell’amabile manipolo
brancaleonesco di cittadini che di sua spontanea volontà ha deciso di ripulire
il più possibile la piazza teatro Seesen Harz di Montecorvino Rovella.
Riprendendo l’apprezzamento che ho avuto modo di esprimere, non posso non
menzionare chi, per primo, ha dato senso e vita a quella piazza. Mi riferisco
al “laboratorio Creattivo”, un’istituzione locale culturale che da diversi anni
organizza eventi di varia natura. A loro, ai ragazzi e ragazze che compongono
istituzionalmente e logisticamente questa associazione, va il merito di essere
stati i primi a far risuonare voci e suoni in quello spazio semiellittico.
Ricordo
bene, infatti, che la prima occasione in cui ho sentito quel piccolo teatro
pubblico fare il suo dovere è stato nell’agosto del 2007, quando l’associazione
ha dato il via ha una delle iniziative più interessanti che in genere spuntano
come funghi in quel sottobosco culturale e locale che sono, per l’appunto, le
estati dei paesi di provincia. Si trattava della prima edizione di
“Musicattiva”, una rassegna musicale che si è proposta, di anno in anno, di
portare in piazza la musica del buon cantautorato italiano (benedetti siano
sempre coloro che hanno deciso di lasciare le strimpellate da Festivalbar
chiuse nella loro scatola televisiva, ora non mi resta che sperare che si
faccia l’ultimo decisivo salto di qualità optando per i Metallica, Burzum e i
Dropkick Murphys, e siamo a posto).
Hanno
iniziato con Rino Gaetano per poi passare a Ivan Graziani, De André, Battisti
(con mio sommo dispiacere in quell’occasione non hanno riempito il teatro di
sabbia né acceso un fuoco simulando un falò sulla spiaggia) e infine l’anno
scorso è stato il turno di Gaber (con il quale condivido la particolarità di
avere le iniziali del nome e cognome uguali). Ora, quello che ho apprezzato di
queste manifestazioni è che non si sono limitate ad essere delle semplici
serate di cover musicali, ma sono state corredate da interviste,
approfondimenti, presentazioni letterarie e performances
attoriali, in più di un caso avendo invitato anche ospiti particolari, come ad
esempio la moglie di Graziani o lo scrittore Michele Neri o ancora, come è
stato per questa edizione, i cantanti Pier Cortese e Roberto Angelini.
Ecco,
se c’è una cosa che apprezzo davvero tanto in un evento culturale sono proprio
le sue espressioni collaterali, che permettono di avere (e scoprire) nuovi
punti di vista. Senza voler nulla togliere alla portata principale, è pur vero
che la buona riuscita di un piatto è spesso suggerita dal contorno. Ho bene in
mente, per esempio, una delle prime (mi sembra fosse la seconda o la terza, per
l’esattezza) canzoni che sentii suonare in Seesen Harz, per mano e voce di
Antonio Mainenti che, illustrando le origini della canzone d’autore italiana,
eseguì il brano “dove vola l’avvoltoio”, da me mai ascoltato prima e subito
gran bella scoperta. Questa è la prova che anche a quelli che, come me,
canticchiano Guccini, Tenco (nonché il suo anagramma Conte) e Piero Ciampi
mentre fanno la spesa può capitare di imparare qualcosa di nuovo, e –
soprattutto – in maniera del tutto inaspettata.
Come
dicevo prima, il vero volto della tradizione culturale italiana sta risedendo
sempre più nei borghi di provincia e piano piano abbandona le poltrone delle
istituzioni culturali di Stato. Non a caso, sono uno di quelli che aspetta
l’estate perché si porta appresso sagre del cinghiale e vernissages di artisti emergenti, feste della birra e genuino
folclore perso tra vicoli acciottolati. L’estate per me è fatta di paesini
(possibilmente in pendenza e un po’ angusti), campanili, bouganville, flauti e percussioni, readings letterari avvolti nel crepuscolo delle 20:00, macedonie di
frutta, madonnari, fumo di carni alla brace come vapori paradisiaci e infernali
allo stesso tempo, tamorre, bicchieri di plastica da 66 di vino bianco o rosso
a un euro, esposizione di quadri e quadretti artistici, lucerne, citronella e
balli di S. Vito. Scogli e birra per chiudere la serata.
Sono
queste – e queste rimarranno – le espressioni più vive della cultura nostrana e
questa è la stagione durante la quale si possono cogliere al meglio. Il
“laboratorio creattivo” è un’istituzione che ha dimostrato di essere capace di
promuovere adeguatamente questi momenti di convivialità intellettuale e
sociale. Lo ha dimostrato soprattutto quella volontà che un po’ ricorda Alfieri
e un po’ Don Chisciotte e che li ha portati ad accollarsi la stragrande
maggioranza delle spese per gli eventi, specie quelli di “Musicattiva”, che,
sebbene patrocinati dal Comune, ricevono un rimborso minimo (seppure utile)
consistente nel pagamento dei diritti SIAE. Eccettuato qualche sponsor, gradito
e vitale (soprattutto perché significa che l’associazione ha dietro di sé un
certo supporto sociale), i progetti sono interamente autofinanziati riuscendo
ad essere sempre completamente gratuiti. Anche se spesso, come mi è stato
riferito, questo ha rischiato di far arrestare tutto e sospendere il laboratorio.
Ma, a differenza del governo italiano, i ragazzi hanno non solo pensato che
bisognasse continuare ad investire nella cultura, ma che fosse addirittura il
caso di rafforzare l’evento. Ed infatti quest’anno, come dicevo, la
manifestazione ospita il duo Pier Cortese e Roberto Angelini i quali qualche
tempo fa hanno collaborato insieme realizzando l’album “Discoverland”, che è,
ai miei occhi e alle mie orecchie, un bel concept album mascherato da cover
collection. E’ un album carico di spunti e soluzioni interessanti, che strizza
un po’ l’occhio al noise e alla
sperimentazione. Qualche linea di ambient,
che si nota soprattutto negli arpeggi delle intro che sembrano scivolare
dolcemente da un capo all’altro del brano, come se questi suoni venissero da
Timbuctu per poi approdare a Chicago, passando per Genova. Il loro si presenta
come un progetto maturo e ben studiato, pensato a tavolino da musicisti che
sanno il fatto loro e poi lasciato crescere lungo le strade dei live e delle
improvvisazioni, confermandosi così un buon ascolto ma sicuramente una gran
bella opportunità potendolo sentire dal vivo in un concerto. Decisamente
pollice in alto per entrambi.
Ancora
una volta, dunque, i piani del “laboratorio creattivo” puntano giustamente alla
qualità che, sebbene sia più evidente in questi eventi musicali, non è mai
mancata neanche nelle loro precedenti iniziative che spaziano dall’arte
(“piazzarte” del 2006, la mostra collettiva “artefatta” del 2008 e
“Terravecchia Artenuova” del 2010) fino alla sensibilizzazione verso il
problema dei rifiuti (convegno “morire di rifiuti” del 2007 e il concorso
“TRESC – Trasformo Rifiuti E Sono Contento”), senza dimenticare i cineforum,
una piccola tradizione tutta sessantottina e da nouvelle vague che è sempre un piacere avere nei propri quartieri.
La buona notizia è che tali eventi si sono svolti anche durante il letargo
invernale che inevitabilmente affligge i paesi piccoli come Montecorvino
Rovella, segno evidente che a muovere questi ragazzi c’è un entusiasmo costante
e difficilmente etichettabile come marketing estivo, per cui tocca riconoscere
ed apprezzare il loro lavoro, come faccio e come invito a fare, sperando che
esso si possa protrarre il più possibile, mantenendo l’onestà intellettuale che
li ha contraddistinti finora.
E
augurandoci di ascoltare la cover di Twilight
of the thunder god degli Amon Amarth quanto prima.
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