Samuel Taylor Coleridge - THE RIME OF ANCIENT MARINER

martedì 11 settembre 2012

L'estate "attiva" dei paesi




In un precedente articolo mi compiacevo del lavoro svolto da quell’amabile manipolo brancaleonesco di cittadini che di sua spontanea volontà ha deciso di ripulire il più possibile la piazza teatro Seesen Harz di Montecorvino Rovella. Riprendendo l’apprezzamento che ho avuto modo di esprimere, non posso non menzionare chi, per primo, ha dato senso e vita a quella piazza. Mi riferisco al “laboratorio Creattivo”, un’istituzione locale culturale che da diversi anni organizza eventi di varia natura. A loro, ai ragazzi e ragazze che compongono istituzionalmente e logisticamente questa associazione, va il merito di essere stati i primi a far risuonare voci e suoni in quello spazio semiellittico.
            Ricordo bene, infatti, che la prima occasione in cui ho sentito quel piccolo teatro pubblico fare il suo dovere è stato nell’agosto del 2007, quando l’associazione ha dato il via ha una delle iniziative più interessanti che in genere spuntano come funghi in quel sottobosco culturale e locale che sono, per l’appunto, le estati dei paesi di provincia. Si trattava della prima edizione di “Musicattiva”, una rassegna musicale che si è proposta, di anno in anno, di portare in piazza la musica del buon cantautorato italiano (benedetti siano sempre coloro che hanno deciso di lasciare le strimpellate da Festivalbar chiuse nella loro scatola televisiva, ora non mi resta che sperare che si faccia l’ultimo decisivo salto di qualità optando per i Metallica, Burzum e i Dropkick Murphys, e siamo a posto).
            Hanno iniziato con Rino Gaetano per poi passare a Ivan Graziani, De André, Battisti (con mio sommo dispiacere in quell’occasione non hanno riempito il teatro di sabbia né acceso un fuoco simulando un falò sulla spiaggia) e infine l’anno scorso è stato il turno di Gaber (con il quale condivido la particolarità di avere le iniziali del nome e cognome uguali). Ora, quello che ho apprezzato di queste manifestazioni è che non si sono limitate ad essere delle semplici serate di cover musicali, ma sono state corredate da interviste, approfondimenti, presentazioni letterarie e performances attoriali, in più di un caso avendo invitato anche ospiti particolari, come ad esempio la moglie di Graziani o lo scrittore Michele Neri o ancora, come è stato per questa edizione, i cantanti Pier Cortese e Roberto Angelini.
            Ecco, se c’è una cosa che apprezzo davvero tanto in un evento culturale sono proprio le sue espressioni collaterali, che permettono di avere (e scoprire) nuovi punti di vista. Senza voler nulla togliere alla portata principale, è pur vero che la buona riuscita di un piatto è spesso suggerita dal contorno. Ho bene in mente, per esempio, una delle prime (mi sembra fosse la seconda o la terza, per l’esattezza) canzoni che sentii suonare in Seesen Harz, per mano e voce di Antonio Mainenti che, illustrando le origini della canzone d’autore italiana, eseguì il brano “dove vola l’avvoltoio”, da me mai ascoltato prima e subito gran bella scoperta. Questa è la prova che anche a quelli che, come me, canticchiano Guccini, Tenco (nonché il suo anagramma Conte) e Piero Ciampi mentre fanno la spesa può capitare di imparare qualcosa di nuovo, e – soprattutto – in maniera del tutto inaspettata.
            Come dicevo prima, il vero volto della tradizione culturale italiana sta risedendo sempre più nei borghi di provincia e piano piano abbandona le poltrone delle istituzioni culturali di Stato. Non a caso, sono uno di quelli che aspetta l’estate perché si porta appresso sagre del cinghiale e vernissages di artisti emergenti, feste della birra e genuino folclore perso tra vicoli acciottolati. L’estate per me è fatta di paesini (possibilmente in pendenza e un po’ angusti), campanili, bouganville, flauti e percussioni, readings letterari avvolti nel crepuscolo delle 20:00, macedonie di frutta, madonnari, fumo di carni alla brace come vapori paradisiaci e infernali allo stesso tempo, tamorre, bicchieri di plastica da 66 di vino bianco o rosso a un euro, esposizione di quadri e quadretti artistici, lucerne, citronella e balli di S. Vito. Scogli e birra per chiudere la serata.
            Sono queste – e queste rimarranno – le espressioni più vive della cultura nostrana e questa è la stagione durante la quale si possono cogliere al meglio. Il “laboratorio creattivo” è un’istituzione che ha dimostrato di essere capace di promuovere adeguatamente questi momenti di convivialità intellettuale e sociale. Lo ha dimostrato soprattutto quella volontà che un po’ ricorda Alfieri e un po’ Don Chisciotte e che li ha portati ad accollarsi la stragrande maggioranza delle spese per gli eventi, specie quelli di “Musicattiva”, che, sebbene patrocinati dal Comune, ricevono un rimborso minimo (seppure utile) consistente nel pagamento dei diritti SIAE. Eccettuato qualche sponsor, gradito e vitale (soprattutto perché significa che l’associazione ha dietro di sé un certo supporto sociale), i progetti sono interamente autofinanziati riuscendo ad essere sempre completamente gratuiti. Anche se spesso, come mi è stato riferito, questo ha rischiato di far arrestare tutto e sospendere il laboratorio. Ma, a differenza del governo italiano, i ragazzi hanno non solo pensato che bisognasse continuare ad investire nella cultura, ma che fosse addirittura il caso di rafforzare l’evento. Ed infatti quest’anno, come dicevo, la manifestazione ospita il duo Pier Cortese e Roberto Angelini i quali qualche tempo fa hanno collaborato insieme realizzando l’album “Discoverland”, che è, ai miei occhi e alle mie orecchie, un bel concept album mascherato da cover collection. E’ un album carico di spunti e soluzioni interessanti, che strizza un po’ l’occhio al noise e alla sperimentazione. Qualche linea di ambient, che si nota soprattutto negli arpeggi delle intro che sembrano scivolare dolcemente da un capo all’altro del brano, come se questi suoni venissero da Timbuctu per poi approdare a Chicago, passando per Genova. Il loro si presenta come un progetto maturo e ben studiato, pensato a tavolino da musicisti che sanno il fatto loro e poi lasciato crescere lungo le strade dei live e delle improvvisazioni, confermandosi così un buon ascolto ma sicuramente una gran bella opportunità potendolo sentire dal vivo in un concerto. Decisamente pollice in alto per entrambi.
            Ancora una volta, dunque, i piani del “laboratorio creattivo” puntano giustamente alla qualità che, sebbene sia più evidente in questi eventi musicali, non è mai mancata neanche nelle loro precedenti iniziative che spaziano dall’arte (“piazzarte” del 2006, la mostra collettiva “artefatta” del 2008 e “Terravecchia Artenuova” del 2010) fino alla sensibilizzazione verso il problema dei rifiuti (convegno “morire di rifiuti” del 2007 e il concorso “TRESC – Trasformo Rifiuti E Sono Contento”), senza dimenticare i cineforum, una piccola tradizione tutta sessantottina e da nouvelle vague che è sempre un piacere avere nei propri quartieri. La buona notizia è che tali eventi si sono svolti anche durante il letargo invernale che inevitabilmente affligge i paesi piccoli come Montecorvino Rovella, segno evidente che a muovere questi ragazzi c’è un entusiasmo costante e difficilmente etichettabile come marketing estivo, per cui tocca riconoscere ed apprezzare il loro lavoro, come faccio e come invito a fare, sperando che esso si possa protrarre il più possibile, mantenendo l’onestà intellettuale che li ha contraddistinti finora.
            E augurandoci di ascoltare la cover di Twilight of the thunder god degli Amon Amarth quanto prima.

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