Leggo oggi dai vari giornali la
notizia del momentaneo cambio di nome del movimento CasaPound in CasaBene, il
tutto per via di un processo per diffamazione intentato dalla figlia del poeta
Ezra Pound verso coloro che lei non ritiene siano degni di utilizzare il nome
del padre. L'associazione ha dunque deciso di cambiare intestazione per un
giorno omaggiando Carmelo Bene in virtù dello spirito provocatore e
scandalistico che ha accompagnato la carriera dell’attore/regista/poeta (e
quant’altro) salentino. Per farlo, si sono rivoltati alla sorella dello stesso
chiedendone il permesso la quale ha risposto – aderendo all’iniziativa – via
telegramma con queste precise parole: “Carmelo viveva sempre la sua vita come
una ricerca e una provocazione. Ma a differenza di Pasolini, non mescolava arte
e politica, e non ha mai ceduto alla politica. Da vivo e da morto,
politicamente, Carmelo è stato tirato per la giacca da ogni lato. Così ho
aderito a questa iniziativa. Con lo spirito provocatorio con cui lui ha
vissuto”.
Preciso subito che,
nell’occasione, a CasaPound non imputo niente se non l’indelicatezza di tirare
sempre in ballo (politico) persone che oltre a non essersi mai chiaramente
schierate non possono neanche più eventualmente risponderne in prima persona.
Il che non è mai bello, perché etichettare cadaveri con opinioni postume
(soprattutto un cadavere come quello di Carmelo Bene che già aveva in antipatia
il quotidiano e il sociale da vivo, figuriamoci da morto) equivale al
revisionismo storico più becero e propagandistico.
Più che altro sono esterrefatto,
perplesso e propenso a vedere cretineria pura nella risposta della sorella di
Bene, Maria Luisa, perché se è pur vero che Carmelo sia “politicamente stato
tirato per la giacca da ogni lato” è ugualmente vero che ha sempre preso le
distanze da una qualsiasi classificazione ideologica, dato che in più di
un’occasione ha stimato e disprezzato tanto la destra quanto la sinistra. Del
resto, l’attivismo politico non rientrava nel suo modo di interpretare il suo
(non) essere. Credo che il critico e/o studioso che stia ancora cercando di
capire da quale parte fosse schiarito non abbia assolutamente capito niente di
Bene.
Ma il vero colpo di genio sta
nella chiosa del telegramma, vale a dire “così ho aderito a questa iniziativa.
Con lo spirito provocatorio con cui lui ha vissuto”, che non fa altro che
ribaltare improvvisamente tutto quello che si è detto prima. Detto in una
maniera meno intellettualoide e contorta, il telegramma praticamente dice “Bè
vedete, ragazzi, a Carmelo non interessava la politica. Per questo motivo, ho
deciso di permettere che voi appiccichiate il suo nome su un movimento
politico”, che a ben pensarci rimane sempre un pensiero contorto, ma per lo
meno non fa giri di parole.
Non so se il legame di sangue dia
anche il permesso di gestire il pensiero di chi non può più rispondere in prima
persona ma c’è un qualcosa in me che mi fa supporre che a quel Bene Carmelo che
non si sentiva appartenente a niente – né a se stesso, né alla famiglia – la
cosa non sarebbe andata giù, e ci tengo a precisare che parlo del fatto di
venire schierato politicamente da morto, non che lui non si fosse potuto
benissimo schierare con CasaPound.
Io purtroppo di Bene non ne so
molto, ho solo letto tutte le sue opere letterarie e visto tutti i suoi
spettacoli, film e interventi televisivi reperibili in video oggi. Un caffè con
lui non l’ho mai bevuto, né tantomeno l’ho potuto chiamare “fratello”, però due
cose di lui mi sovvengono: la prima risale al suo intervento nel Maurizio
Costanzo show del 1994 quando lui in persona urlava in faccia a Luigi Lunari
“basta con le provocazioni!”, ormai stanco di questa etichetta affibbiatagli da
chi non l’ha mai veramente capito riuscendo a vedere in lui solo la rockstar
trasgressiva e superficiale. La seconda, di un anno dopo, è questa:
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