Come si fa a far passare il tempo mentre sei prigioniero alla Bastiglia?
Semplice, ti prefiggi un compito immane. C'è chi si dedica alla
minuziosa costruzione di cattedrali fatte con bastoncini, chi in
castelli di carte. Sade ha scelto la costruzione di un fortino. E dentro
di esso ci ha messo quattro scellerati libertini con rispettive pudiche
mogli. Quattro narratrici/lenone, quattro infami governanti, otto
virginee ragazze e simili otto ragazzi, otto fottitori (così come li
chiama il marchese stesso). E all'interno di questa costruzione ce ne ha
messo un'altra, quella di un'opera enciclopedica ma che non ha nulla di
monotono, meccanico, di morto. Tutto è vivo, le pagine e l'inchiostro
(di)scorrono come le parole di un vero philosophe che alterna
arguzia a verità, in quel miscuglio di etica e scienza che tanto era
cara agli illuminati Voltaire, Montesquieu e Rousseau. Mattone dopo
mattone, si delinea la vera grande architettura sadiana, traccia i suoi
confini lungo l'estetica, la sociologia, la religione e, ovviamente,
l'etica. E una volta stabiliti tali confini, li supera allegramente, con
disinvolta ferocia perchè è chiaro che lo scopo di tutta l'opera di
Sade è l'eccesso, l'analisi dell'o-sceno in quanto indicibile, e proprio
per questo inderogabilmente soggetto alla necessità di essere detto,
anzi, urlato. Il contenimento (e il contenitore) di tale urlo sono
queste "120 giornate": uno sforzo di lettura e di scrittura, una prova
intellettuale e morale che sferza e lascia i segni, nel bene e nel male.
Diffidate da chi licenzia il libro, troppo semplicemente, come "volgare" et similia. E' arretrato di 120 secoli.
Diffidate da chi licenzia il libro, troppo semplicemente, come "volgare" et similia. E' arretrato di 120 secoli.
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