Samuel Taylor Coleridge - THE RIME OF ANCIENT MARINER

venerdì 1 agosto 2014

Recensioni letterarie - "Le 120 giornate di Sodoma" di Donatien-Alphonse François De Sade




Come si fa a far passare il tempo mentre sei prigioniero alla Bastiglia? Semplice, ti prefiggi un compito immane. C'è chi si dedica alla minuziosa costruzione di cattedrali fatte con bastoncini, chi in castelli di carte. Sade ha scelto la costruzione di un fortino. E dentro di esso ci ha messo quattro scellerati libertini con rispettive pudiche mogli. Quattro narratrici/lenone, quattro infami governanti, otto virginee ragazze e simili otto ragazzi, otto fottitori (così come li chiama il marchese stesso). E all'interno di questa costruzione ce ne ha messo un'altra, quella di un'opera enciclopedica ma che non ha nulla di monotono, meccanico, di morto. Tutto è vivo, le pagine e l'inchiostro (di)scorrono come le parole di un vero philosophe che alterna arguzia a verità, in quel miscuglio di etica e scienza che tanto era cara agli illuminati Voltaire, Montesquieu e Rousseau. Mattone dopo mattone, si delinea la vera grande architettura sadiana, traccia i suoi confini lungo l'estetica, la sociologia, la religione e, ovviamente, l'etica. E una volta stabiliti tali confini, li supera allegramente, con disinvolta ferocia perchè è chiaro che lo scopo di tutta l'opera di Sade è l'eccesso, l'analisi dell'o-sceno in quanto indicibile, e proprio per questo inderogabilmente soggetto alla necessità di essere detto, anzi, urlato. Il contenimento (e il contenitore) di tale urlo sono queste "120 giornate": uno sforzo di lettura e di scrittura, una prova intellettuale e morale che sferza e lascia i segni, nel bene e nel male.
Diffidate da chi licenzia il libro, troppo semplicemente, come "volgare" et similia. E' arretrato di 120 secoli.

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