Samuel Taylor Coleridge - THE RIME OF ANCIENT MARINER

venerdì 24 agosto 2012

Il segno dei Quattro




I fatti sono semplici. Non ci sono i soldi per pagare l’affitto. Solo che l’affitto in questione è quello di una biblioteca contenente circa trecentomila libri la cui stragrande maggioranza sono testi storici come ad esempio quelli di Benedetto Croce, Giordano Bruno e la prima versione italiana dell’Encyclopedie di Diderot e D’Alembert. Per mancanza di fondi, dunque, la biblioteca chiude e da Napoli si trasferisce a Casoria. Abbastanza senza speranza gli impegni presi da De Magistris ma soprattutto senza risposta gli appelli a Monti (probabilmente sarà stato impegnato, immerso in algoritmi, seni e coseni, a tentare la mistica quadratura del cerchio). La cosa interessante è che l’avvocato Marotta, proprietario della biblioteca, aveva proposto di trasferire i tomi nel Real Albergo dei poveri (ve lo ricordate? Ne ho parlato in un precedente articolo titolato “la mostra Body Worlds a Napoli” che potete consultare all’inizio di questo blog), la qual cosa sarebbe stata auspicabile non solo per la ricollocazione dei libri ma anche per la connessa rivalutazione del luogo. Ovviamente, nulla di fatto.
            Quindi, che dire? Evidentemente ancora una volta un episodio dal genere solleverà qualche polemica, ma per nostra fortuna le voci che si alzeranno sono quelle di quei quattro intellettualini che stanno lì con un occhio sui libri e l’altro puntato sui giornali, in attesa che spunti fuori la notiziola-vergogna che tira le orecchie al governo. Si, l’abbiamo capito. In Italia c’è una forte carenza di interesse nei confronti del patrimonio culturale. Si, è vero. Per una mostra che si inaugura, due ne vengono chiuse. O peggio, per un muro che crolla, tre musei vengono chiusi. E poi ancora, le scuole cadono a pezzi. La ricerca non ha fondi. I luoghi turistici non sono adeguatamente valorizzati. E bla, bla, bla.
            E in tutto ciò i quattro intellettualini stanno sempre lì, con penna e carta in tasca, le orecchie tese pronte ad auscultare anche il minimo scricchiolio di edifici, tavole e sedie per poi subito versare fiumi di inchiostro nei quali sciorinare citazionismo e sventagliare un po’ di fresco passato in faccia ai volti stantii della modernità. Marciano compatti, i nostri quattro. Fanno su e giù per l’Italia, commentando amaramente il turismo assassinato dai lidi abusivi e si siedono affranti sui calcinacci dell’Abruzzo e dell’Emilia. E dovunque vadano, lasciano il loro marchio fatto di inchiostro indelebile. Nero, ad imperitura memoria.
            Ma quanto sono attivi, questi quattro intellettualini, quanto si prodigano. Per loro dietro ogni paesaggio c’è un quadro settecentesco, dietro ogni cupola un architetto, dentro ogni libro un cuore che pensa. La fanno facile loro. Basta leggere. Basta sapere. Basta conoscere. Stanno sempre lì a ciarlare di biblioteche e tomi antichi. Di affreschi, statue e tele. Convinti che questa roba possa davvero risollevare la dignità italiana, sempre più ricacciata nel fondo del fondo. Non hanno capito, questi quattro, che abbiamo a che fare con cose serie. C’è da combattere lo spread, far quadrare i conti. Bisogna puntare allo stretto indispensabile. E gli intellettualini, intanto, si meravigliano di come sia possibile che una persona laureata in economia non sia capace di capire il potenziale finanziario di un adeguato sfruttamento del patrimonio turistico e culturale italiano. Certo che davvero hanno poco da fare, questi quattro.
            E certo che non hanno niente da fare, visto che stanno tutto il tempo a scrivere. Stanno lì, in cerca di notizie del genere. Per poi commuoversi o arrabbiarsi, a seconda dei casi e dei caratteri.
Ma chi glielo fa fare?
E’ proprio questo il punto: perché lo fanno?
Perché sprecare tanta energia, tanto impegno?
Boh, chi lo sa. Tuttavia, bisogna diffidare dalle persone che fanno una cosa di propria spontanea volontà. C’è il rischio che la facciano perché ci credono davvero. Chissà poi cosa sperano di fare.
Ah, per la cronaca io sono uno dei quattro. Orgogliosamente, uno dei quattro.

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