Samuel Taylor Coleridge - THE RIME OF ANCIENT MARINER

venerdì 29 marzo 2013

Falli e teste di fallo


Non ricordo di preciso quale scrittore latino (penso Ovidio) in una maniera velata - e ironica - accusava satiricamente Augusto di incitamento alla prostituzione; questo perché, erigendo il tempio di Marte Ultore, e in accordo con il suo programma di propaganda, aveva accostato Venere con Marte, facendola diventare sposa di quest'ultimo (questo perché Venere era la dea protettrice della famiglia Iulia, alla quale apparteneva il suo padre adottivo Giulio Cesare). Quindi, arguiva lo scrittore, mentre Venere e Marte si abbracciavano all'interno del tempio, Vulcano (versione romana di Efesto e marito - secondo il mito greco - di Venere/Afrodite) aspettava fuori, da bravo becco. Il tutto perché ad Augusto serviva portare avanti un certo tipo di immagine politica.
Duemila anni dopo, siamo alle solite, perché la Storia ama ripetersi. Solo che siccome non siamo nei tempi gloriosi e civili di Roma, a noi tocca lo scarto dello scarto dello scarto, per cui invece di Ottaviano abbiamo Berlusconi, il quale, essendo lui un genio dei beni culturali (non a caso ci aveva messo quel subumano di Bondi al ministero) ha fatto quello che da circa cento anni si cerca di non fare in fatto di restauro, vale a dire aggiungere pezzi falsi per completare un'opera mutila.
Ed ecco quindi che la statue di Marte e Venere che Berlicapelli ha voluto a Palazzo Chigi, venivano così adornate di una posticcia mano di Venere e un altrettanto posticcio pene di Marte costato la modica cifra di settantamila euro. 
Adesso che il cavaliere Berlosguardo vacilla tra giudici e congiuntiviti, le statue sono state spostate alle terme di Diocleziano e gli inutili restauri tolti e (io spero) rispediti al mittente, il quale saprà sicuramente che farsene, dato che di lui sono note le "cene eleganti" durante le quali tirava fuori statuette priapiche verso le quali le sue distintissime ospiti si prodigavano in rapporti orali mimati, così come le stesse distinti meretrici hanno asserito di una specie di protesi fallica a pompetta che il vecchietto di Arcore utilizzava per dare vigore alla sua virilità. 
Ma, a ben pensarci, oltre a queste due possibili alternative sull'uso del fallo di settantamila euro, me ne viene in mente una terza che sarò lieto di suggerire casomai il satiro dell'Olgettina (o qualcuno dei suoi cagnolini) avesse interesse a contattarmi in privato.

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