Samuel Taylor Coleridge - THE RIME OF ANCIENT MARINER

domenica 5 gennaio 2014

Benvenuti a Istanbul






Benvenuti a Istanbul, la città principale della Turchia pur non essendone la capitale.
Ma benvenuti anche a Costantinopoli, capitale dell’Impero romano d’Oriente
E infine benvenuti a Bisanzio, che ha guidato la civiltà quando la civiltà sembrava essere scomparsa.
Potete scegliere il nome e la città che preferite, come se steste estraendo un bigliettino dal cappello, e avrete ogni volta la stessa città, anche se sarà diversa dalle altre due. C’è letteralmente da perdersi in questo pozzo di storia fondato dai Greci nel VII sec. a C., passato nelle mani Pergamo, ereditato dai Romani, contesa e litigata dai cristiani e musulmani tanto che servirono ben quattro crociate per trovarle finalmente un padrone. Quest’ultimo, ottomano, resistette fino al 1922, quando all’indomani della prima guerra mondiale venne proclamata la Repubblica Turca della quale entrava a fare parte. Oggi la sua popolazione è prevalentemente di questa etnia, ma accoglie un numero altissimo di minoranze, così come ha sempre fatto nel corso dei secoli.
Visitare questa città è un po’ come visitare Roma (sono, in effetti, due sorelle gemelle) perché non si può fare a meno di notare i tanti periodi storici che l’hanno attraversata e lasciato segni indelebili su di essa. Popoli su popoli sono approdati alle sue sponde e hanno costruito gli edifici simbolo della loro cultura; templi pagani, chiese cristiane e moschee islamiche: non vi resta che immergervi in questo crogiolo di architetture.
A Istanbul ci sono più scenari da scoprire: potete guardare un capolavoro dell’arte romana quale il possente “obelisco di Teodosio” nonché indovinare i resti dell’Ippodromo da lui inaugurato (all’epoca uno dei più grandi mai creati). Potrete constatare con mano quanto l’allora Costantinopoli abbia ereditato tutto il senso della romanità e se oggi la lunga eco dei nostri padri latini giunge ancora con forza fino a noi, lo dobbiamo sicuramente a questa città che ha preso in custodia le chiavi di Roma e le ha mantenute con rispetto mentre l’impero si disfaceva sotto la crisi, la perdita d’identità e le invasioni dei barbari. A lei, alla cultura formatasi dal fiorire di Bisanzio (il nome originale della città e che nel Medioevo tornò a essere usato) dobbiamo la conservazione dei testi superstiti del sapere antico, cioè quelli che non trovarono ospitalità presso il rigido cattolicesimo iconoclasta, come quello di Gregorio Magno che nel V secolo d. C. incendiava le biblioteche pagane del Palatino e del Campidoglio a Roma (sempre a lui si deve la distruzione del colosso bronzeo di Nerone che ha dato il nome all’attuale Colosseo). Dopodiché, quando l’Europa era ormai pronta a lasciarsi definitivamente i “secoli bui” alle spalle per entrare nell’era moderna, la città ha rilasciato come colombe brandelli della grande arte romana, come ad esempio i quattro cavalli della facciata di S. Marco a Venezia, simbolo della Serenissima che pochi sanno appartenere in realtà a Costantinopoli, trafugati dopo la quarta crociata (1204). Sarà poi l’acume di Francesco Petrarca a porre il problema della loro origine antica. Gli straordinari mosaici del palazzo imperiale (VI sec. d. C.) saranno poi il grande modello al quale tutta l’arte musiva europea si ispirerà da quel momento in poi. 
Quando poi vorrete vivere la città turca, vi basterà fare un giro nella Moschea Blu, una delle tante della citta e tra le più importanti dello Stato, o meglio ancora perdervi nel Gran Bazar, il mercato e grande anima di ogni “medina” (ossia del quartiere tipico delle città islamiche, caratterizzato dalla struttura labirintica e quasi concentrica). I sapori e gli intensi odori tipici delle spezie orientali si stendono sulla città colorando così scenari incantevoli; consigliatissimo, a tal proposito, concedersi un po’ di tempo per rimirare il panorama della città di notte, magari da sopra di uno dei grandi ponti che collegano le varie zone del luogo solcando le acque del “Bosforo d’argento”, come ebbe a chiamarlo Capossela in una delle sue canzoni (e sempre a proposito di canzoni, un’affascinante panoramica in musica di Istanbul la potete trovare ascoltando “Bisanzio” di Guccini).
Ma il vero grande senso di questa città – il valore che la rende grande e potente agli occhi del mondo e della storia, soprattutto al giorno d’oggi – è quanto essa sia l’unico vero crocevia del nostro pianeta, il punto di connessione di due emisferi culturali e geografici così diversi tra loro eppure chissà come così comodamente assisi nelle stesse mura. E Dio solo sa quanto i più avveduti economisti e i politici più lungimiranti dei nostri giorni auspichino un tale livello di confronto e accettazione tra Est e Ovest. Ebbene, cari turisti, benvenuti nel solo luogo del mondo dove si viveva la multirazzialità, il melting pot e l’apertura dei confini già 1500 anni fa.
 Benvenuti nell’unico luogo del mondo che ha saputo ospitare l’Oriente e l’Occidente in un solo fazzoletto di Terra, in una maniera così spontanea e illuminante come ancora non è riuscita a fare nessuna Europa, nessuna Asia, nessuna America.



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