Benvenuti a Istanbul, la città principale della Turchia pur non essendone la capitale.
Ma benvenuti anche a Costantinopoli, capitale dell’Impero romano d’Oriente
E infine benvenuti a Bisanzio, che ha guidato la civiltà quando la civiltà sembrava essere scomparsa.
Potete scegliere il
nome e la città che preferite, come se steste estraendo un bigliettino
dal cappello, e avrete ogni volta la stessa città, anche se sarà diversa
dalle altre due. C’è letteralmente da perdersi in questo pozzo di
storia fondato dai Greci nel VII sec. a C., passato nelle mani Pergamo,
ereditato dai Romani, contesa e litigata dai cristiani e musulmani tanto
che servirono ben quattro crociate per trovarle finalmente un padrone.
Quest’ultimo, ottomano, resistette fino al 1922, quando all’indomani
della prima guerra mondiale venne proclamata la Repubblica Turca della
quale entrava a fare parte. Oggi la sua popolazione è prevalentemente di
questa etnia, ma accoglie un numero altissimo di minoranze, così come
ha sempre fatto nel corso dei secoli.
Visitare questa città è
un po’ come visitare Roma (sono, in effetti, due sorelle gemelle)
perché non si può fare a meno di notare i tanti periodi storici che
l’hanno attraversata e lasciato segni indelebili su di essa. Popoli su
popoli sono approdati alle sue sponde e hanno costruito gli edifici
simbolo della loro cultura; templi pagani, chiese cristiane e moschee
islamiche: non vi resta che immergervi in questo crogiolo di
architetture.
A Istanbul ci sono più
scenari da scoprire: potete guardare un capolavoro dell’arte romana
quale il possente “obelisco di Teodosio” nonché indovinare i resti
dell’Ippodromo da lui inaugurato (all’epoca uno dei più grandi mai
creati). Potrete constatare con mano quanto l’allora Costantinopoli
abbia ereditato tutto il senso della romanità e se oggi la lunga eco dei
nostri padri latini giunge ancora con forza fino a noi, lo dobbiamo
sicuramente a questa città che ha preso in custodia le chiavi di Roma e
le ha mantenute con rispetto mentre l’impero si disfaceva sotto la
crisi, la perdita d’identità e le invasioni dei barbari. A lei, alla
cultura formatasi dal fiorire di Bisanzio (il nome originale della città
e che nel Medioevo tornò a essere usato) dobbiamo la conservazione dei
testi superstiti del sapere antico, cioè quelli che non trovarono
ospitalità presso il rigido cattolicesimo iconoclasta, come quello di
Gregorio Magno che nel V secolo d. C. incendiava le biblioteche pagane
del Palatino e del Campidoglio a Roma (sempre a lui si deve la
distruzione del colosso bronzeo di Nerone che ha dato il nome
all’attuale Colosseo). Dopodiché, quando l’Europa era ormai pronta a
lasciarsi definitivamente i “secoli bui” alle spalle per entrare
nell’era moderna, la città ha rilasciato come colombe brandelli della
grande arte romana, come ad esempio i quattro cavalli della facciata di
S. Marco a Venezia, simbolo della Serenissima che pochi sanno
appartenere in realtà a Costantinopoli, trafugati dopo la quarta
crociata (1204). Sarà poi l’acume di Francesco Petrarca a porre il
problema della loro origine antica. Gli straordinari mosaici del palazzo
imperiale (VI sec. d. C.) saranno poi il grande modello al quale tutta
l’arte musiva europea si ispirerà da quel momento in poi.
Quando poi vorrete
vivere la città turca, vi basterà fare un giro nella Moschea Blu, una
delle tante della citta e tra le più importanti dello Stato, o meglio
ancora perdervi nel Gran Bazar, il mercato e grande anima di ogni
“medina” (ossia del quartiere tipico delle città islamiche,
caratterizzato dalla struttura labirintica e quasi concentrica). I
sapori e gli intensi odori tipici delle spezie orientali si stendono
sulla città colorando così scenari incantevoli; consigliatissimo, a tal
proposito, concedersi un po’ di tempo per rimirare il panorama della
città di notte, magari da sopra di uno dei grandi ponti che collegano le
varie zone del luogo solcando le acque del “Bosforo d’argento”, come
ebbe a chiamarlo Capossela in una delle sue canzoni (e sempre a
proposito di canzoni, un’affascinante panoramica in musica di Istanbul
la potete trovare ascoltando “Bisanzio” di Guccini).
Ma il vero grande
senso di questa città – il valore che la rende grande e potente agli
occhi del mondo e della storia, soprattutto al giorno d’oggi – è quanto
essa sia l’unico vero crocevia del nostro pianeta, il punto di
connessione di due emisferi culturali e geografici così diversi tra loro
eppure chissà come così comodamente assisi nelle stesse mura. E Dio
solo sa quanto i più avveduti economisti e i politici più lungimiranti
dei nostri giorni auspichino un tale livello di confronto e accettazione
tra Est e Ovest. Ebbene, cari turisti, benvenuti nel solo luogo del
mondo dove si viveva la multirazzialità, il melting pot e l’apertura dei confini già 1500 anni fa.
Benvenuti nell’unico
luogo del mondo che ha saputo ospitare l’Oriente e l’Occidente in un
solo fazzoletto di Terra, in una maniera così spontanea e illuminante
come ancora non è riuscita a fare nessuna Europa, nessuna Asia, nessuna
America.
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