Ricordo che
ero piccolo.
Che non
conoscevo ancora niente. Che le cose dovevo guardarle per capirle, e che c’era
bisogno che qualcuno me le suggerisse.
Furono i miei
genitori – ancora li ringrazio – a registrare su cassetta uno spettacolo
trasmesso dalla RAI. E io dopo un po’ ho visto quella cassetta.
Vedevo questo
signore dall’aria simpatica e accattivante (in seguito avrei scoperto che si
chiamava Hermann Prey), e poi vedevo questo personaggio impressionante nella
sua imponente e severa caratterizzazione – soprattutto per via della voce
profonda (che avrei scoperto essere quello che in gergo si chiama appunto un “basso”),
che da un lato mi impauriva e dall’altro affascinava.
Nella storia
in cui erano inseriti, il primo si chiamava Figaro, l’altro Don Basilio. E poi
c’erano Rosina, il conte d’Almaviva, Don Bartolo – che quando ero piccolo mi
risultava antipatico e invece oggi mi ritrovo ad apprezzarlo più di Figaro
stesso. E tutti cantavano, cantavano. E le mie orecchie si abituavano a quei
suoni che un giorno me ne avrebbero dischiusi tanti altri.
E poi ricordo
lui.
Quel signore con
i capelli fluenti, tanto da ricordarmi De André, che stava lì al centro dei
musicisti e che con aria rapita, allampanata e concentrata allo stesso tempo,
guidava tutti i suoni con una bacchetta.
Quel signore,
che riempiva i primi 10 minuti della storia in questione (durante quello che un
giorno avrei scoperto essere l’ouverture
di un’opera), era Claudio Abbado e dirigeva il “Barbiere di Siviglia” nell’edizione
video del 1972, con la regia televisiva di Jean-Pierre Ponnelle e l’orchestra
della Scala di Milano all’esecuzione.
Oggi Claudio
Abbado è morto.
Però in questi
giorni al San Carlo di Napoli andrà in scena il “Barbiere di Siviglia” diretto
da Bruno Campanella e la regia di Filippo Crivelli, e se andrò a vederlo, sarò
solo grazie a lui.
E in fondo,
dietro questo spettacolo – dietro qualsiasi spettacolo lirico – io ci vedrò
sempre inevitabilmente lui.
Claudio Abbado
è morto, ma a tenere la bacchetta di tutte le orchestre che ho visto e vedrò,
ci sarà sempre la sua mano.
Claudio Abbado
è morto. Claudio Abbado è vivo.
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