Samuel Taylor Coleridge - THE RIME OF ANCIENT MARINER

lunedì 20 gennaio 2014

"Di sì felice innesto..." (perché non è giusto essere tristi)



Ricordo che ero piccolo.

Che non conoscevo ancora niente. Che le cose dovevo guardarle per capirle, e che c’era bisogno che qualcuno me le suggerisse.

Furono i miei genitori – ancora li ringrazio – a registrare su cassetta uno spettacolo trasmesso dalla RAI. E io dopo un po’ ho visto quella cassetta.

Vedevo questo signore dall’aria simpatica e accattivante (in seguito avrei scoperto che si chiamava Hermann Prey), e poi vedevo questo personaggio impressionante nella sua imponente e severa caratterizzazione – soprattutto per via della voce profonda (che avrei scoperto essere quello che in gergo si chiama appunto un “basso”), che da un lato mi impauriva e dall’altro affascinava.

Nella storia in cui erano inseriti, il primo si chiamava Figaro, l’altro Don Basilio. E poi c’erano Rosina, il conte d’Almaviva, Don Bartolo – che quando ero piccolo mi risultava antipatico e invece oggi mi ritrovo ad apprezzarlo più di Figaro stesso. E tutti cantavano, cantavano. E le mie orecchie si abituavano a quei suoni che un giorno me ne avrebbero dischiusi tanti altri.

E poi ricordo lui.

Quel signore con i capelli fluenti, tanto da ricordarmi De André, che stava lì al centro dei musicisti e che con aria rapita, allampanata e concentrata allo stesso tempo, guidava tutti i suoni con una bacchetta.

Quel signore, che riempiva i primi 10 minuti della storia in questione (durante quello che un giorno avrei scoperto essere l’ouverture di un’opera), era Claudio Abbado e dirigeva il “Barbiere di Siviglia” nell’edizione video del 1972, con la regia televisiva di Jean-Pierre Ponnelle e l’orchestra della Scala di Milano all’esecuzione.

Oggi Claudio Abbado è morto.

Però in questi giorni al San Carlo di Napoli andrà in scena il “Barbiere di Siviglia” diretto da Bruno Campanella e la regia di Filippo Crivelli, e se andrò a vederlo, sarò solo grazie a lui.

E in fondo, dietro questo spettacolo – dietro qualsiasi spettacolo lirico – io ci vedrò sempre inevitabilmente lui.

Claudio Abbado è morto, ma a tenere la bacchetta di tutte le orchestre che ho visto e vedrò, ci sarà sempre la sua mano.

Claudio Abbado è morto. Claudio Abbado è vivo. 



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