In
questo articolo faremo i turisti in giro per Napoli, e in quanto tali
scatteremo delle foto per inquadrare la città e conservarne un ricordo.
Tuttavia seguiremo un unico filo conduttore che accomunerà le varie realtà del
nostro viaggio, e cioè i libri.
Nei
giorni 24 e 25 settembre scorsi la libreria Guida, vera e propria istituzione bibliofila
della città, ha chiuso per sempre i battenti sancendo l’evento con una svendita
totale dei libri rimasti. Per l’occasione, una discreta folla di persone si è
accalcata alle sue porte (ormai da tempo chiuse e imbrattate dallo stato di
abbandono cui sono già consegnate) in attesa della momentanea riapertura (foto
1). O meglio, della svendita, perché – a ben analizzare la situazione – di una
ipotetica, eventuale e/o possibile riapertura la folla riunitasi lì non è che
se ne freghi molto: loro hanno sentito di libri venduti a meno della metà del
prezzo e allora hanno voluto fare un tentativo. Evitando pietose e patetiche
omelie sulla svendita della cultura et
similia, l’unica vera considerazione da fare di fronte un’immagine del
genere è che se ci fosse stata questa folla mentre la libreria era ancora in
vita, forse oggi non avremmo bisogno di assistere allo spettacolo –
personalmente abbastanza degradante – di parvenu
del mercato editoriale che credono di fare la differenza con l’elemosina di
qualche euro o di qualche bella parola confezionata per l’occasione, in una perfetta
sintesi di sciacalli e avvoltoi. Nella prima foto abbiamo quindi la Napoli
della massa, quella che anima in maniera sempre controversa le strade della
città, tingendola di chiaroscuri, a volte di vittorie, più facilmente di
sconfitte, spesso di ipocrisia.
Il
giorno 25 – dunque esattamente sul finire di questo mercimonio librario – in
piazza Municipio compare un camioncino con la dicitura “libri a bordo”,
un’iniziativa volta a (cito testualmente) “scambiare libri, testi scolastici e
universitari a bordo del nostro bus itinerante”. Il tutto strategicamente
posizionato davanti al Comune (foto 2), sotto l’elegante sventolare delle
bandiere civili (Napoli, Italia, Europa) ma – per forza di cose – infelicemente
in mezzo tra la sempre presente camionetta della polizia e la (quasi)
quotidianamente presente manifestazione di precari e disoccupati (foto 3). In
questo secondo scorcio compare dunque la Napoli istituzionale, quella fatta di
politica e sociale, di equilibri (precari) e tensioni costanti. E’ la Napoli
delle giacche europee su camicie di Marinella, la Napoli dei grattacieli del
centro direzionale che nascondono con malcelata pudicizia i quartieri poveri e
deturpati, posti tra piazza Garibaldi e piazza Carlo III. E’, insomma, quella
Napoli che invece di recuperare effettivamente il Real Albergo dei Poveri (la
prima costruzione della storia europea creata unicamente per l’assistenza degli
indigenti) preferisce dare una ridipinta alla facciata e lasciare che i muri
interni – del tutto privi di intonaco – si sgretolino lentamente. Il gioco
delle tre carte in versione elegante e ufficiale, perché una falsa soluzione è
sempre più facile di una vera e impegnativa (e De Magistris, con le sue piste
ciclabili inventate, tornei di tennis e America’s
Cup si è rivelato un maestro in ciò).
Infine
arriviamo a Forcella, dove sempre nello stesso periodo, tra una libreria che
chiude e un’altra che fa da pubblicità al “palazzo”, spunta l’inaugurazione di
una biblioteca in un luogo destinato al recupero sociale di uno dei quartieri
più tristemente noti alle cronache: è il caso di “Piazza Forcella” (foto 4), un
centro culturale polivalente, riservato a teatro (foto 5), mostre, cura dei
bambini, perfino come sportello per le donne e gli immigrati con corsi di
lingue per facilitare l’integrazione. Il suo patrono è Giannino Durante (foto
6), padre di Annalisa, ragazza di 14 anni che un tempo viveva in questo
quartiere e in questo stesso quartiere è morta, vittima inconsapevole e
involontaria di una sparatoria tra clan camorristi. A pochi metri da dove è
avvenuto l’episodio, Giannino ha aperto nel 2010 questo centro socio-culturale,
piantando un seme in una terra brulla e arida. Questo seme oggi ha germogliato
e grazie all’impegno di amici, volontari e associazioni, “Piazza Forcella” si
ritrova a essere allo stesso tempo un centro di accoglienza, di recupero, di
orientamento. Chi vuole, può inviare o portare a mano libri da donare alla
biblioteca che sta crescendo sempre più e oggi si ritrova ad avere circa 5000
testi (foto 7, 8, 9).
I libri non vengono commercializzati, ma prestati, come
una vera e propria istituzione comunale, e alcuni di questi vengono fatti
“viaggiare” tra le strade di Napoli attraverso un book-crossing, in modo che raggiungano quante più persone possibili
in tutta la città (foto 10). E’ questa una realtà bellissima e delicata,
fragile e sognante, ma soprattutto illuminante.
Quella
di queste foto non è – purtroppo – la vera Napoli, perché la verità ci presenta
una Napoli scomoda e a tratti angusta, ma è una Napoli più piccola, appartata
ma non nascosta, e senza ombra di dubbio la Napoli migliore, quella che non ha
mai perso la speranza, quella in cui l’arte di arrangiarsi non equivale a
elemosinare, ma a combattere a denti stretti, carichi di rabbia e tenerezza.
Bella di una bellezza ruvida, profonda, decisa, calda. La Napoli che piaceva
tanto a Pasolini e che oggi è ormai lontana mille miglia, in guerra per la
propria sopravvivenza, pronta a lottare, qualche volta a perdere, mai a cedere.
Una Napoli coraggiosa, densa di un epos da
tragedia greca. Tragedia tutta umana, che ha l’uomo come suo artefice e contemporaneamente
sua vittima. Una Napoli forte nella sua debolezza e ricca nella sua miseria, ma
soprattutto una Napoli carica di dignità, forse la parente più stretta della
Genova di De Andrè, quella dove tutti gli uomini restano uomini, anche quelli
che non se non sono gigli, sono figli e vittime di questo mondo. E Napoli ne ha
tante, di vittime, del sistema e “d’o sistema” (che sono due cose ben differenti
ma conviventi in casa), e siccome in questo piccolo frangente stiamo parlando
di quella parte di città che è ancora degna erede della straordinaria capitale
che era nel ‘700, molto intelligentemente conduce la sua battaglia contro
l’illegalità e il degrado a suon di libri, al ritmo di educazione e cultura.
Chiunque
voglia partecipare a questa battaglia è vivamente pregato di donare uno o più
libri all’associazione Annalisa Durante, via Vicaria Vecchia 23, 80138, Napoli.
E casomai vi trovaste a visitarla, fateci un giro e vedete di persona il
piccolo miracolo creatosi a Forcella. Il luogo è facile da raggiungere: è molto
vicino al Duomo, dove c’è il tesoro di San Gennaro, e alla fine di via San
Biagio dei librai, dove c’è il tesoro dei napoletani.
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