Samuel Taylor Coleridge - THE RIME OF ANCIENT MARINER

mercoledì 15 ottobre 2014

Play it again, Seth



Ed eccolo lì, è tornato Seth McFarlane, l’uomo più privo di talento della storia dell’umanità. Dopo aver copiato pari pari i Simpson sfornando due brutture abbastanza patetiche come “Family guy” e “American Dad” (santo Dio, mi spiegate che differenza c’è tra i due cartoni e soprattutto che differenza hanno con il prodotto di Matt Groening se non quello, appunto, di essere un plagio riuscito male?), la fantasia meno inventiva e meno comica di tutti i tempi si è dedicato al cinema, inizialmente con “Ted”, che ovviamente è la copia di un altro prodotto televisivo, e cioè il serial “Wilfred” (esistente nella sua duplice versione americana e australiana), mentre ora approda nuovamente al grande schermo con “A million way to die in the west”, che non ho ancora visto e ovviamente non vedrò per adesso perché non ho intenzione di spendere neanche 20 centesimi per questo ennesimo lavoretto. Aspetterò di reperirlo in maniera gratuita e nel frattempo mi diletterò cercando di indovinare di quanti e quali altri prodotti ne sarà la copia. Per ora il primo nome in classifica è “Il mio west” di Pieraccioni, anche perché di quest’ultimo ne condividerà la bruttezza, presumo.
Tuttavia, l’uscita del poster promozionale mi ha suggerito che il ladruncolo senza immaginazione ha già saccheggiato l’immagine-simbolo di un altro film, “Picking up the pieces” (“Ho solo fatto a pezzi mia moglie”) di Alfonso Arau e datato 2000. 





Un bell’applauso dunque a Seth McFarlane, re dei mediocri e sicuramente l’essere più inutile che abbia mai bazzicato TV e cinema.

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