Intramontabile capolavoro massimo. Perfetta orchestrazione di generi:
c'è la poesia dell'epos a braccetto con la prosa dei primi moduli
narrativi di tutta la storia della letteratura. Vividissimo ritratto di
Roma e delle persone che l'abitavano, nessuno scavo archeologico potrà
mai dirci di più in merito. La Storia sminuzzata in storia, attraverso i
vicoli dei bordelli, o in ginocchio davanti agli altari della suburra, a
cavallo delle onde di un mare rigonfio dell'ira di Poseidone e
-impossibile non citarla- a cena di uno dei personaggi più emblematici
non solo di una Roma che difficilmente si rinviene nelle epigrafi sacre
dei santuari, ma di un modo di fare (e di essere) che attraversa
trasversalmente popoli e tempi; stiamo parlando di Trimalcione,
ovviamente. L'arricchito, tracotante Trimalcione che si vanta del suo
essere ignorante, ergendosi a paladino del cattivo gusto. E lì,
l'autore, arbitro di eleganza, ci fa capire che la degenerazione
estetica diviene più che mai degenerazione morale, ed a sua volta
quest'ultima preclude l'abbrutimento di ogni dignità. E' satira, questa.
Ma satira così non se ne scriverà mai più in nessuna altra lingua, in
nessun altro dove, in nessun altro quando. E soprattutto nessuno
eguaglierà un linguaggio tanto accanito e pungente quanto equilibrato
perfettamente da una classe e una eleganza senza pari. Caposaldo della
letteratura mondiale.
Nessun commento:
Posta un commento