

Blockbuster a parte, lui ha comunque interpretato diversi ruoli interessanti in maniera ottimale (caldamente consigliata la visione di “Infinitely polar bear”, qui da noi tradotto come “Teneramente folle”) e all’incontro con la stampa si rivela loquace, cordiale e sinceramente entusiasta, soprattutto quando ricorda le sue origini italiane. Così come rivela che tra i suoi modelli di riferimento ci sono Marlon Brando, Jerry Lewis ma anche Marcello Mastroianni, del quale apprezza la capacità di poter esprimere forze contradditorie nei suoi personaggi. Le stesse forze che muovono – come testualmente ha detto – “the great beauty”, “la grande bellezza” del nostro Paolo Sorrentino. Ruffalo si rivela attento, professionale, preparato. Impegnato, annuncia il suo prossimo film, “Spotlight”, nel quale lui interpreterà la parte di un giornalista che denuncia gli abusi di pedofilia da parte di un prete di Boston (ispirato a fatti realmente accaduti). Disponibile, l’ho visto sul blue carpet fermarsi a firmare tutti gli autografi e i selfies che gli chiedevano; ma non con pazienza, con entusiasmo. Umano, incontrando i ragazzi affronta con loro argomenti delicati quali la malattia: tempo fa infatti ha subito una paralisi al volto a causa di un tumore benigno al cervello. Parla di come ha superato la situazione rispondendo a un ragazzo che gli rivela di essere malato anche lui.
Nelle precedenti “istantanee” mi è capitato di evidenziare quanto sia bello che gli ospiti di un festival del genere possano essere ispirazione positiva per un ragazzo. Bene, provate a pensare quanto può essere intenso per un ragazzo sentirsi dire da Hulk in persona di combattere, di non cedere, di andare avanti, condividendo – in un modo magico – gli stessi sentimenti, conoscendo entrambi la malattia.
Mi viene da pensare a Patch Adams, alla sua clownterapia. E di rimando a Robin Williams, che portò il personaggio sullo schermo nel film omonimo, e al quale è dedicata questa quarantacinquesima edizione che non a caso ha come titolo “carpe diem”. E ancora, mi ricordo di quando da piccolo ero (come oggi, del resto) innamorato de “L’attimo fuggente”, tant’è che per tutta l’infanzia ho sognato di fare il professore: se oggi indulgo con piacere nelle lettere e nella poesia in parte lo devo a quel film.
E’ così che deve essere il cinema, soprattutto quello rivolto ai ragazzi. Pieno di eroi, professori eccentrici, sognatori, avventurieri. E anche un buon Hulk, un credibile Bruce Banner, e un bravissimo Mark Ruffalo.
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