Samuel Taylor Coleridge - THE RIME OF ANCIENT MARINER

giovedì 23 luglio 2015

ISTANTANEE - momenti del Giffoni Film Festival in un battito di ciglia - MASSIMILIANO BRUNO

Regista di “Nessuno mi può giudicare” (e altro), sceneggiatore di “Notte prima degli esami” (e tanto, tanto altro), attore di tanti film e televisione (ma soprattutto teatro). Un titolo su tutti, “Boris”, la serie televisiva che ha dimostrato all’Italia che un’altra televisione è possibile.
La carriera di Massimiliano Bruno è davvero folta (vedere Wikipedia per credere), ma quello che emerge da questo incontro è la sua grande attività teatrale che lo ha formato e lo ha reso una persona più che competente e decisamente simpatico. Mi ricorda molto il gruppo “Elio e le storie tese” (il migliore in Italia senza alcuna ombra di dubbio), con la sua maschera (e anche il volto) comica ma allo stesso tempo in grado di confrontarsi con qualsiasi altro autore “serio”. E probabilmente superarlo. Perché non dietro ma accanto alla vis comica si trova una tecnica e una preparazione da far paura. Ecco chi è Massimiliano Bruno. E lo ammetto, non lo sospettavo proprio pur considerandolo una persona intelligente: non immaginavo quanto. Entra con simpatia e instaura subito un clima colloquiale; racconta i suoi inizi e in una maniera inaspettata pare quasi confidarsi descrivendo principalmente le difficoltà incontrate ma anche la dignità con cui sono state affrontate, arrivando a citare (in lingua) il “γνῶθι σεαυτόν”, ovvero il massimo motto greco (attualissimo, come tutte le cose che riguardano la Grecia antica), “conosci te stesso”. I ragazzi gli pongono domande (in quanto autore) sulla strutturazione e destrutturazione di una storia e lui risponde citando l’avanguardia, la nouvelle vague, i lavori di Malick. Sentendolo parlare mi viene in mente la scena di “La Nuit américaine” di Truffaut, in cui il regista dispone su un tavolo tomi su tomi di critica cinematografica mostrando all’occhio della cinepresa i nomi di Godard, Hitchcock, Bunuel, Bergman e altri; le sue parole si scompaginano come carte su una tabula rasa e quella tabula siamo noi.
Onestà massima (questa invece mi ricorda la filosofia di “Boris”) quando parla dei lavori nati per il pubblico più facile: “certi film (suoi, N.d.A.) sono più edulcorati perché dovevano fare più incasso al botteghino”; e su questa scia parla dell’ultimo lavoro che ha diretto (in uscita in autunno) tratto da un suo spettacolo teatrale e che ha toni più drammatici e cinici rispetto a quelli che normalmente assume. La pellicola ha come tema il mondo del lavoro (nell’Italia di oggi), è ambientata a Nemi e avrà una sequenza finale molto suggestiva ambientata durante la festa medievale che caratterizza la città.
“Ho quasi paura che esca il film perché quando un film esce significa che è stato ultimato, e io non vorrei mai staccarmi da questo lavoro che sento particolarmente mio. E’ me al cento per cento” e chiosa, non dimenticando la sua natura ilare, “se va male, vuol dire che non valgo ‘n cazzo”.
Chiestogli cosa fosse per lui il “carpe diem” (tema portante di questa edizione del festival) risponde che “il carpe diem è progettare il futuro”. Ma un futuro fatto di studio, di interesse, di conoscenza: “leggere libri”, invita Massimiliano, “leggere giornali, andare al cinema, parlare con il fruttivendolo sotto casa, parlare con gli amici. Questo serve: altrimenti si fa solo cabaret e chiacchiere sul tempo”. E prima di salutarci prende in prestito le parole di Leopardi che dicono “il «forse» è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, non certezze”. Quale migliore consiglio che dire ai ragazzi – persone in divenire – che la cosa più bella della vita è proprio il divenire?
 
Sinceramente emozionato, gli chiedo una foto, non prima di avergli detto quanto l’ho apprezzato.

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